31 July 2013

Live report: G! Festival 2013

Il G! Festival è una di quelle proposte di festival che difficilmente troverebbero spazio e apprezzamento da parte del pubblico italiano. All’interno di un solo weekend, infatti, annualmente si susseguono e alternano concerti e mini esibizioni che spaziano dal metal più puro, alla musica tradizionale, dal pop internazionale, all’elettronica underground, senza che nessun genere riesca veramente a prevalere sugli altri. Una volta pagato il biglietto, dunque, si è sicuri che almeno una volta al giorno ci sarà qualcosa di proprio interesse a cui poter assistere, ma può capitare che per ore, nel gelo di Syðrugøta, ci sia ben poco di consono ai propri gusti. Chi, tra le molte ‘teste calde e puriste’ del Belpaese, parteciperebbe ad un evento del genere, potendo al massimo contare su altre attività (come cineforum, laboratori, sauna e, udite udite, una chiesa) capaci solo in parte di stemperare gli animi?

Tuttavia, il G! Festival non è solo un festival singolare, ma, da queste parti, anche un collante sociale, uno di quegli eventi che per un faroese è impossibile perdere e durante il quale gli isolani, molti dei quali di ritorno in patria per le sole vacanze estive, hanno modo di incontrarsi, scambiarsi memorie e costruirne di nuove e spendere tempo che solitamente è difficile trascorrere in compagnia visto che la distanza, anche tra le stesse isole dell’arcipelago, per molti giovani è spesso ancora eccessiva. E nessuno, davvero nessuno, si tira indietro, nemmeno le famiglie numerose, visto che l’evento è gratuito per i minori di 12 anni.
Durante i 3 giorni del festival, si sono susseguiti molti concerti, di artisti locali e non, celebri e underground, come quelli che seguono…

ANGIST

Ad aprire le ‘danze’ metalliche, ci pensano gli Angist che, dopo essersi visti costretti a cancellare la prima data faroese del Ferðin Til Heljar Tour, dopo il malore subito dal batterista poco dopo la fine della performance all’Eistnaflug, si rifanno alla grande con un’esibizione che, nonostante l’infelice scelta di uno slot pomeridiano e i volume non sempre perfetti, mantiene alto l’onore degli islandesi, che sanno convincere un pubblico che rapidamente si fa sempre più folto. Nella mezzora ad essa dedicata, infatti, la band da prova di grande energia, attenzione ai dettagli e aggressività che, grazie anche alla potente voce della frontman Edda Tegeder, che ben interpreta le numerose nuove tracce, che lasciano ben sperare in vista del prossimo album di questo combo death metal, previsto in uscita entro l’anno.

SETLIST ANGIST:
1. New song 1
2. New song 2
3. Circle of Suffering
4. New song 3
5. Death Incarnate

EARTH DIVIDE

Secondi ma non meno importanti protagonisti del Ferðin Til Heljar Tour, gli Earth Divide ripropongono, sulla scia di quanto presentato nelle precedenti date islandesi del tour, un set molto convinto ed entusiasta dove, a sostegno delle tracce contenute nella loro omonima release di debutto, spicca un nuovo brano, la cui abbondanza di clean vocals è già molto discussa tra i sostenitori e amanti della scena faroese. Lo show posto in essere dalla band appare curato, ma molto informale, vista l’aria di casa che si respira al festival. Unico neo: a causa di una band precedente che ha sballato gli orari delle esibizioni, gli Earth Divide sono stati costretti ad interrompersi con almeno un brano d’anticipo, in modo da poter permettere agli addetti ai lavori di preparare il palco per gli artisti successivi. Un peccato.


SETLIST EARTH DIVIDE:
1. Intro
2. Claustrophobia
3. Atlas
4. Into the Maelstrom
5. Primal
6. Daybreaker

200

Alle Fær Øer tutto è deciso dal meteo. A causa del maltempo, che ha tenuto chiusi tutti i porti e l’aeroporto per lungo tempo, gli attesi danesi Reptile Youth non sono riusciti a presentarsi in tempo e hanno dovuto disertare l’evento. Che fare? Vedersi improvvisamente svuotato uno slot serale sul palco principale non deve aver certo reso felici gli organizzatori del festival, che hanno però trovato una soluzione d’urgenza. In circa un’ora, infatti, si è presentato alle porte di Syðrugøta, pronto e carico per un concerto, il trio punk faroese per eccellenza, i 200. Scanzonati, irriverenti, irrispettosi, politicamente scorretti e schierati: questo, volendolo riassumere, è quanto portato sul palco da questa band ‘storica’ della scena alternativa locale, che ha saputo infiammare fans e non, nonostante in alcuni passaggi si potesse notare qualche imprecisione figlia dell’assoluta improvvisazione di un concerto sul momento. Il set, durato quasi un’ora, ha saputo cogliere nel segno, riuscendo non solo a salvare capra e cavoli, ma anche a divertire pubblico e addetti ai lavori.

BYRTA

Quando è sola, Guðrið Hansdóttir è una giovane, ma molto promettente artista folk pop faroese. Quando le si affianca Janus Rasmussen, invece, diventa BYRTA, un interessante progetto di musica elettronica con influenze pop che da poco ha preso piede nella scena locale e scandinava. La musica proposta dal duo, cantata tutta in faroese, è molto accattivante e originale, così come inusuali sono l’ambientazione del set e i costumi scelti dalla band e dai suoi collaboratori (basti pensare che, al momento di salire sul palco, metà avevano optato per un face painting, mentre gli altri indossavano una testa di bimbo fatta di cartapesta). Nonostante non siano stati fortunatissimi con i volumi, tanto da sentire anche qualche fischio, i BYRTA, con le proprie tracce trascinanti ed energici, hanno davvero saputo convincere l'intera audience.


SETLIST BYRTA:
1. Byrta
2. Eydnan
3. Andvekur
4. Hjartasorg
5. Vit falla
6. Norðlýsið
7. Loyndarmál

AFENGINN & MPIRI

Chiunque apprezzi le ritmiche folk e in particolare quelle di stampo balcanico, ha già sentito almeno parlare degli Afenginn, irriverente combo danese sulle scene europee da ormai una decina d’anni. In occasione del G! Festival, gli scandinavi hanno optato per un supporto quanto mai azzeccato: il coro faroese Mpiri, di base a Copenhagen. Il risultato è apparso vincente: allo stile allegro e scanzonato tipico del folk proposto da questa band, che si è concentrata non solo sui propri classici, ma anche sui brani più ferrati dell’ultima release Lux, si è infatti affiancata la serietà e la profondità del coro faroese, per l’occasione vestito al gran completo con il tradizionale costume nazionale. Uno show davvero convincente e divertente, che ha saputo convincere e divertire un pubblico davvero variegato.

SETLIST AFENGINN:
1. Lux
2. Kostbar
3. Obscare
4. Ostinato Repetuum
5. Demokrator Escalator
6. Iguana Segregatis
7. Paxima
8. Kantate Mutagenia
9. Andante Mobile
10. Estrogeneticmanipulated Basilisk
11. Tattar Humppa

KARIN PARK

La seconda artista svedese (dopo l’acclamatissima pop star Alina Devecerski) ad esibirsi durante questo festival è Karin Park, icona sempre più affermata della musica elettronica. Il suo set, acusticamente quasi perfetto, ha visto la Park dar prova delle sue ottime capacità tecniche e soprattutto vocali, accompagnandosi, lungo alcuni brani, con la tastiera. A supporto, fondamentale è stato l’intervento del fratello David Park, impegnato con grande accuratezza alla batteria e soundboard (che, per altro, per i suoi atteggiamenti, sembrava essere due braccia e una maglia degli Slayer rubati a qualche combo death metal scandinavo). Il pubblico, piuttosto numeroso, ha saputo supportare i due artisti al meglio, permettendo a questa performance pressoché perfetta di ottenere la giusta cornice e onesta gratificazione.

SETLIST KARIN PARK:
1. Restless
2. Explosions
3. Ashes
4. Out of the cage
5. Wild child
6. New era
7. Can't stop now
8. Fryngies 
9. Thousand loaded guns

EIVØR PÁLSDÓTTIR

Qualcuno potrebbe lecitamente chiedersi: cosa ci fa Eivør Pálsdóttir in un reportage scome questo? Volendo essere di strette vedute, la risposta è ovvia. Ma in quanti, tra gli amanti del metal nordico, non hanno apprezzato artisti diversi, ma provenienti dalle stesse latitudini, come Björk? Eivør Pálsdóttir è il suo equivalente made in Faroe Islands, un’artista versatile dalla voce emozionante, capace di dare il meglio di sé sul palco di casa. La sua performance, durata più del previsto causa encore non programmato, è stata infatti una delle migliori e più studiate dell’intero festival. La cantautrice, accompagnata da altri tre musicisti, ha infatti dato sfoggio di grandi capacità, ripercorrendo una buona parte del suo ultimo album, Room, e arricchendo lo show con alcuni dei grandi classici, come la toccante Trøllabundin. Un’artista che, pur non essendo metal, merita ben più di un ascolto…

SETLIST EIVØR PÁLSDÓTTIR:
1. Rain
2. Wake Me Up
3. Far Away
4. Eg Veit
5. True Love
6. Boxes
7. Trøllabundin
8. Vøka
9. Falling Free
10. Encore: Nú Brennur Tú Í Mær

HAMFERÐ

Per vedere all’opera gli Hamferð, bisogna aspettare l’ultimo slot di giornata, quello che inizia all’una, l’unico durante il quale, complici le nubi, si crea un’atmosfera più cupa e buia, adatta al genere proposto. Nonostante dei suoni in parte non bilanciatissimi, in particolare sulla chitarra principale, il sestetto riesce a dare ottima prova di sé davanti al pubblico di casa, numeroso ed energico, soprattutto su brani storici come Harra Guð títt dýra navn og æra. Inoltre, per arricchire la performance, gli Hamferð propongono uno dei brani che saranno contenuti dell’ormai imminente nuovo album, Sinniloysi, che ha visto anche un’acclamatissima partecipazione di Eivør Pálsdóttir, capace di regalare grandi emozioni con i suoi eleganti vocals in clean. Un’esibizione davvero di classe.

SETLIST HAMFERÐ:
1. Vráin
2. Evst
3. Deyðir Varðar
4. Ódn
5. Harra Guð títt dýra navn og æra
6. Sinniloysi

Foto di BYRTA, Afenginn & Mpiri e Karin Park a cura di Ditte Mathilda Joensen
Tutte le altre foto a cura di Erland Sivertsen

24 July 2013

Live report: Eistnaflug 2013

Ogni anno, l’Islanda del metal si riunisce al gran completo nella piccola cittadina di Neskaupstaður, in un isolato fiordo orientale raggiungibile solo attraverso uno stretto tunnel a senso unico alternato. In una location così idilliaca e solitaria, prende vita uno dei festival più importanti dell’anno, l'Eistnaflug,, letteralmente, “il volo dei testicoli”: perché, dopo tutto, questo festival è una di quelle occasioni in cui, per quattro giorni, qualsiasi tipo di preoccupazioni viene completamente dimenticata, lasciando invece spazio al divertimento e alla musica.

Il festival si sviluppa lungo l’intera cittadina, all’interno di due location: quella principale, chiamata Egilsbuð, un piccolo ambiente su due piani con una capienza di circa 350 persone. La seconda, chiamata Mayhemisphere, è invece uno di quei classici ambienti underground, spogli e pieni di fumo, in cui si esibiscono sopratutto i gruppi locali. L’edizione 2013 dell’Eistnaflug ha visto come protagonisti nomi importanti della scena islandese, come i Sólstafir e gli Skálmöld, nonché un nome di spicco della scena stoner/rock statunitense, i Red Fang, all’ultima data del loro ultimo tour europeo.

Dopo un day 0 dedicato alle famiglie, con un concerto serale dedicato a bambini e ragazzi (l’Eistnaflug è infatti un evento vietato, come spesso accade in Scandinavia, ai minorenni), il festival prende finalmente il via in un giovedì pomeriggio qualunque. Tiepida è la temperatura, tiepida è la partecipazione del pubblico (che arriverà gradualmente durante il giorno) e tiepida è, conseguentemente, anche la scelta degli artisti per i primi slot della giornata: una su tutti, l’esibizione di un dubbio progetto solista electronic/industrial noise, chiamato AMFJ, che, pur raccogliendo un discreto numero di consensi, visto che il genere è piuttosto popolare in Islanda, strappa più di qualche sorriso agli addetti ai lavori provenienti dall’estero.

A dare maggior senso e peso alle prime ore di musica sono i Morð, interessante progetto black metal, recentemente fondato e ancora underground, dai toni profondi e aggressivi, di chiara ispirazione norvegese. Tuttavia, le tre band che risultano trascinare maggiormente il pubblico durante la prima serata dell’Eistnaflug, sono i doomster Hamferð, i Momentum, band dai toni progressive e gli idoli di casa Plastic Gods, interrotti dalla buona e entusiasmante esibizione della popolare rock band islandese Dimma.

HAMFERÐ

Chi l’ha vista lo sa: una performance live degli Hamferð è sempre un’esibizione ricca di emozioni e curata nei minimi dettagli. Anche in questa occasione, la band faroese non delude affatto: nonostante il set di 40 minuti, decisamente risicato vista la durata media dei loro pezzi, il sestetto riesce infatti a mettere in scena uno show molto profondo e ricercato, aperto da una funerea intro (leggermente e con tutta probabilità non intenzionalmente tagliata nel finale dall’apertura della prima canzone) e proseguito con fluidità attraverso brani classici, provenienti dall’EP Vilst er síðsta fet (2010), ma anche, e soprattutto, con importanti e decisamente convincenti anticipazioni relative al prossimo e primo full-length, previsto in uscita alla fine del prossimo settembre. Una gradita conferma.

SETLIST HAMFERÐ:
1. Vráin
2. Evst
3. Deyðir Varðar
4. Ódn
5. Harra Guð títt dýra navn og æra

MOMENTUM

Ad continuare la serata (se serata si può definire, visto la totale assenza della notte estiva a queste latitudini) è un gruppo progressive metal con base a Reykjavík, i Momentum, a cui sono assegnati nuovamente 40 minuti che sembrano durare un nulla. Il genere proposto da questo combo islandese, in procinto di pubblicare un nuovo album, è difficilmente definibile, in quanto presenta uno stile originale, dai tratti sperimentali e moderni, a cui è decisamente arduo rendere giustizia a parole. Tuttavia, l’esibizione di Hörður Ólafsson e soci all’Eistnaflug appare nel complesso studiata e molto convincente, ben supportata da un pubblico che oramai numeroso affolla l’Egilsbuð. Un progetto da non sottovalutare.

SETLIST MOMENTUM:
1. The Conduits Lead
2. Bury The Eyes Once Gold
3. Prosthetic Sea
4. The Freak Is Alive
5. The Creator Of Malignant Metaphors
6. As The Skies Break
7. Fixation, At Rest
8. Holding Back

PLASTIC GODS

Pesantemente ostacolati da un’eccessiva durata dell’esibizione dei rockers Dimma, che li costringerà a tagliare in anticipo la fine del loro set vista l’imponente presenza della polizia, intervenuta per far rispettare i classici “accordi” tra festival e comune, i Plastic Gods riescono comunque a dare ottima impressione di sé. Il sestetto, che descrive il proprio genere come glacial rock, è infatti in ogni caso riuscito a portare per intero sul palco la propria release di debutto, dal titolo Quadriplegiac (2008), così come brani più recenti, senza fare evidenti errori e potendo fare affidamento sulla grande energia e forza del proprio frontman, Ingólfur Ólafsson. Nonostante il gruppo sia successivamente ritornato all’onore delle cronache per dei problemi con la Narcotici islandese, la loro proposta musicale rimane molto valida e merita decisamente ben più di un ascolto.

SETLIST PLASTIC GODS:
1.Birth
2. Body and Spirit
3. Only the Mind
4. Queens
5. 80 pounds of shit
6. Mosi
7. MileAway
8. Burning of the Midday Bowl

DAY 2

Pur iniziando presto e piuttosto in sordina, visto che la gran parte del pubblico nelle prima ore del pomeriggio si stava ancora riprendendo dai magheggi alcolici della serata precedente, il secondo giorno di musica all’Eistnaflug inizia in maniera promettente con l’esibizione della giovane band black metal Azoic, formata da membri di altri e più rodati gruppi metal islandesi, capaci di portare sul palco uno show molto energetico e accattivante, nonostante la proposta musicale fosse mediamente su un livello ancora generico. A seguire, invece, si sono date il cambio sul palco band decisamente più note tra i metal head nordici, soprattutto islandesi ma non solo.

EARTH DIVIDE

I primi a rompere veramente il ghiaccio sul palco sono infatti i faroesi Earth Divide, impegnati nella terza data del Ferðin Til Heljar tour insieme ai deathster islandesi Angist. Nonostante la breve mezzora a loro dedicata (a lungo si potrebbe parlare della scelta della durata degli slot, ma è chiaramente questione di opinioni), questo combo nordico porta sul palco tutta la propria energia e talento, con brani progressive metalcore dai toni meshugghiani provenienti dal proprio primo ed omonimo EP, arricchendo la performance con un nuovo pezzo, dai toni più maturi. Un’esibizione di certo fulminea, anche se non per demerito della band, ma decisamente efficace.

SETLIST EARTH DIVIDE:
1. Intro
2. Claustrophobia
3. Atlas
4. Into The Maelstrom
5. Primal
6. Daybreaker

OPHIDIAN I

I deathster Ophidian I (dove I sta per il pronome inglese e non il numero romano) sono senza ombra di dubbio tra gli acts più attesi dell’intero festival. Questo sestetto, infatti, pur essendo di recente formazione, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella scena europea, raggiungendo l’importante traguardo della vittoria all’edizione islandese della Metal Battle, guadagnandosi l’opportunità di suonare quest’anno al Wacken Open Air. E non è difficile comprendere il perché: ancora una volta, infatti, lo show posto in essere da questi giovani musicisti è brillante, brutale ed energico, capace di proporre un death metal molto tecnico e ricercato, in grado di valorizzare al meglio le tracce dell’ultimo album, Solvet Saeclum. Se siete dalle parti di Wacken, quest’anno, questa è una band che è meglio non perdere.

SETLIST OPHIDIAN I:
1. Mark of an Obsidian
2. Shedyet
3. Solvet Saeclum
4. (Senza titolo)
5. The Discontinuity of a Fundamental Element

ANGIST

Altra band impegnata nel Ferðin Til Heljar tour sono gli Angist, combo death metal che si fa ricordare non solo per la presenza di due frontleaders donne, ma soprattutto per il proprio death aggressivo, rapido ed incisivo, capace di scatenare il delirio tra il numeroso pubblico. I brani presentati, oltre a ripercorrere quanto finora pubblicato dalla band in maniera indipendente, hanno incluso anche due nuove canzoni che faranno parte del primo e nuovo album della band, atteso per l’autunno. Un set veramente trascinante, capace di coinvolgere anche i metal heads non propriamente amanti del death metal. Unica nota negativa: il concerto ha richiesto alla band così tante energie, che il batterista ha necessitato il ricovero in ospedale, tanto da causare la cancellazione della successiva data del Ferðin Til Heljar.

SETLIST ANGIST:
1. New song 1
2. New song 2
3. Circle of Suffering
4. New song 3
5. New song 4
6. Death Incarnate 

SKÁLMÖLD

Attesissimi, osannati, adorati. Gli Skálmöld sono stati senza ombra di dubbio una delle band favorite dal pubblico presente a Neskaupstaður e lo sapevano bene: infatti, nonostante la lunghezza del set fosse stata stabilita in poco più di un’ora, la band ha optato per uno sforamento di circa 40 minuti, necessari per poter portare sul palco nella sua completa interezza il proprio primo, e finora più fortunato, album Baldur, alcuni tra i pezzi migliori del più recente Börn Loka e due inaspettate cover degli Slayer. Dal punto di vista esecutivo, nulla c’è da eccepire: siamo di fronte, ancora una volta, a grandi professionisti capaci di dar vita ad un set ricco di emozioni ed energia, che, complice l’uso della lingua islandese, ha coinvolto ogni singola persona tra il pubblico. Davvero encomiabili.

SETLIST SKÁLMÖLD:
1. Himinhrjóður
2. Fenrisúlfur
3. Miðgarðsormur
4. Sleipnir
5. Heima
6. Árás
7. Sorg
8. Upprisa
9. För
10. Draumur
11. Kvaðning
12. Hefnd
13. Dauði
14. Valhöll
15. Gleipnir
16. Narfi
17. South of Heaven
18. Raining Blood
19. Hel

DAY 3

Il terzo giorno di festival, complice l’assoluta assenza a livello mentale di buona parte del pubblico, ha proposto molto poco d’interessante durante il pomeriggio, per infiammarsi invece in serata, dove a dare l’addio (o l’arrivederci) ai tanti metallari presenti sono stati due nomi davvero importanti, scelti, dato il loro valore, per una chiusura col botto.

RED FANG

Alzi la mano e abbandoni questa stanza chi non conosce i Red Fang: almeno una volta nella vita ognuno di noi ha ascoltato una delle loro canzoni o guardato tra l’ilarità e la perplessità uno dei loro video musicali. 
Complice il fatto che la data all’Eistnaflug era l’ultima del loro tour estivo lungo i quattro angoli d’Europa, i Red Fang danno il meglio di loro stessi, proponendo i loro brani più popolari come la storica Prehistoric Dog e dando vita ad uno dei migliori set dell’intero festival, complice anche un ottimo sound. Imperdibili.


SÓLSTAFIR

A chiudere la rassegna, giungono i Sólstafir, band islandese tra le più conosciute anche in Italia. Un set atteso, che non delude le aspettative: durante l’ora a loro dedicata, i Sólstafir propongono una selezione dei brani migliori all’interno della propria lunga carriera, soffermandosi in particolare sui pezzi maggiormente atmosferici e meno impegnativi ritmicamente, quasi a voler chiudere il festival in maniera suadente, soffusa e lenta. Una scelta che ha pagato e che permette a questo evento di chiudersi in bellezza, regalando bei ricordi e grandi emozioni.

SETLIST SÓLSTAFIR:
1. Intro - Náttfari
2. Köld
3. Pale Rider
4. Þín Orð
5. Untitled New / Svartir Sandar
6. Djákninn
7. Fjara
8. Goddess of the Ages