18 November 2013
13 November 2013
Intervista: Hamferð
Dopo aver già parlato su queste pagine degli Hamferð, all'interno dell'approfondimento sul metal made in Faroe Islands, è tempo di scambiare due chiacchiere con Jón Aldará e Theodor Kapnas, frontman e mastermind di questa realtà doom metal unica e molto originale. Quale miglior occasione per farlo, se non a pochi giorni dall'uscita dell'attesissimo (e già molto apprezzato) nuovo album, Evst?
Oggi abbiamo come ospiti Jón Aldará e Theodor Kapnas, rispettivamente frontman e chitarrista della band doom metal faroese Hamferð . Benvenuti su Metallized! Iniziamo quest'intervista parlando del vostro nuovo album, Evst, che sta per essere pubblicato in tutto il mondo dalla TUTL Records. Evst si focalizza su una storia di dolore e smarrimento, che si sviluppa per l'intera durata dell'album. È questo, ciò che volevate creare fin dall'inizio? Cosa vi ispirato? Lo definireste un concept album?
Jón: Certamente, lo definirei tale, visto che i testi narrano in maniera cronologica una storia, con un inizio ed una fine, e che la musica è stata creata con l'intenzione di trasmettere un senso di progressione all'interno di tutto l'album. Volevamo creare fin dall'inizio una storia isolata per quest'album, che tuttavia riuscisse a mantenere una connessione con l'EP Vilst er síðsta fet, perlomeno a livello di concept. L'intenzione è quella di mantenere un nostro mondo immaginario, dove le storie e i personaggi sono legati tra loro, che possa essere sviluppato senza tener conto delle mode o degli eventi reali e all'interno del quale possa essere creata una versione della cultura faroese più poetica ed emotiva. Quindi, chiaramente, siamo ispirati dalle Isole Fær Øer in generale: dalla natura, dal tempo, dalla storia, dalla società, dalla cultura e, in particolar modo, dai loro aspetti più crudi ed oscuri.
Come già accaduto con Vilst er síðsta fet, anche in Evst avete preso l'inusuale decisione di scrivere tutti i vostri testi nella vostra lingua madre, il faroese. Quali sono, secondo voi, i punti di forza di questa scelta? Come descrivereste i testi di Evst, a tutti coloro i quali non parlano la vostra lingua?
Jón I punti di forza sono molti, a partire dal fatto che la nostra lingua ci permette di attenerci il più possibile al nostro concept. Inoltre, è vero che un cantante ha un vantaggio emotivo, nel cantare nella propria lingua madre. Gli viene più naturale e gli permette di esprimersi più liberamente. Secondo me, il faroese è anche una lingua molto bella, che sa essere ostile e dura in certi casi, delicata e fragile in altri. I testi di Evst sono come una grande poesia, formata da diverse parti. Non sono solamente delle scarne descrizioni relative a ciò che accade nella storia, ma descrivono le esperienze del protagonista in maniera del tutto soggettiva, rivelando le sue imperfezioni, i suoi errori e le emozioni che egli prova in ogni situazione in cui si trova.
Evst può essere definito come una produzione faroese quasi al 100%. Oltre ai testi, anche la vostra casa discografica, l'artista che ha creato l'artwork e i musicisti ospiti del'album sono faroesi e l'intero processo di registrazione si è svolto alle Fær Øer. Ci spiegate i motivi di queste scelte peculiari?
Theodor È stato naturale. Abbiamo lavorato con la TUTL per diversi anni e io lavoro allo Studio Bloch, dove l'album è stato registrato. Per quanto riguarda i musicisti ospiti dell'album, sarebbe stato impossibile chiedere ad un artista straniero di ‘suonare faroese'. Come gruppo, siamo pesantemente ispirati da ciò che ci circonda e dall'atmosfera delle isole Fær Øer, quindi ci è parso naturale scegliere altri artisti che possano capire questi sentimenti. Inoltre, conosciamo personalmente gli artisti con cui lavoriamo, il che ci permette di avere più facilmente la loro collaborazione. E quando lavoriamo con persone come Eivør, gli ORKA e Jón Sonni Jensen, qui nelle isole Fær Øer, non abbiamo alcuna ragione di andare a cercare qualcun altro.
Parlando appunto degli altri musicisti che hanno collaborato con voi, come descrivereste l'esperienza di avere Eivør Pálsdóttir, una delle cantanti faroesi più popolari nel mondo, come ospite nella vostra traccia Sinnisloysi, nonché la possibilità di dividere il palco con lei?
Jón Eivør è una cara persona, davvero molto creativa, che pur lavorando sodo, mantiene sempre un approccio rilassato. È sempre un piacere incontrarla e lavorare con lei. Le sue parti in Sinnisloysi sono state fantastiche, è stata decisamente un'esperienza positiva. Dividere il palco con lei è stata la ciliegina sulla torta, vista la sua forte presenza scenica e la sua capacità di dar una luce nuova a tutto ciò in cui è coinvolta. Il fatto che sia una delle cantanti faroesi più popolari non ha giocato nessun ruolo. Entrambe le parti erano interessate fin dall'inizio a creare qualcosa insieme e il risultato è stata un'abbinata perfetta.
Nell'album avete anche incluso alcuni frammenti tra quelli registrati dalla band faroese ORKA per il loro progetto FØROYAR 5.2, permettendo ai vostri fans di ascoltare alcuni rumori provenienti dal sottosuolo faroese, rimanendo immersi in un'atmosfera doom. Come ne descrivereste il risultato?
Theodor Sono molto contento del risultato. Per tutti coloro che non lo conoscono, il progetto FØROYAR 5.2 degli ORKA è una combinazione di sismologia e suoni. La band ha installato alcuni sismografi in diverse parti delle Fær Øer e convertito i segnali sismici in suoni. Quindi si tratta letteralmente del suono del sottosuolo faroese. In seguito, hanno dato vita a questo progetto, utilizzando sia i rumori di fondo che i segnali sismici raccolti quando le montagne sono state colpite da esplosioni, lavorate con mazze e così via. Chi non lo conoscesse, gli dia un ascolto! Io ho partecipato alla prima di questo progetto e sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Al tempo avevamo già deciso il concept di Evst, compreso il fatto che il protagonista finisca gradualmente con l'impazzire, mentre si trova sulle montagne faroesi. E quale miglior modo per descrivere tutto questo, se non utilizzando i veri rimbombi delle nostre montagne? Gli ORKA sono stati molto gentili a concederci l'utilizzo di alcuni dei loro frammenti, e noi una sera ci siamo messi a modificare le parti che sono poi finite nell'album. Penso che il risultato sia ottimo e ne sono molto fiero.
Evst è stato pubblicato quasi tre anni dopo il vostro debutto Vilst er síðsta fet. Ritenete che la vostra musica, e la band, siano cambiate o maturate, nel frattempo?
Jón In un certo senso, sì. Non so se questo cambiamento può essere notato direttamente all'interno dell'album, visto che la scrittura di Evst è stata diversa da quella per Vilst er síðsta fet, fattore che rende automaticamente i due album differenti. Ma in termini di gusto, talento e fiducia in noi stessi, siamo tutti cresciuti – sia a livello collettivo che individuale – e ritengo che la nostra idea di Hamferð sia diventata più chiara. Stiamo imparando sempre di più circa ciò che vogliamo per la band e ciò su cui dobbiamo ancora lavorare, ma tutto ciò è in continuo aumento.
Theodor Quando iniziammo a registrare Vilst er síðsta fet, non avevamo ancora suonato un vero e proprio concerto con gli Hamferð e Jón si era esibito con noi solo durante i primi show del 2008, quindi eravamo ancora una band nuova. Alcuni dei materiali utilizzati esistevano da tempo, altri erano completamente nuovi, quindi si trattò di un album molto variegato. Sono ancora fiero di quell'EP, specialmente considerando le circostanze, ma da allora abbiamo suonato molto tutti insieme e abbiamo fatto passi da gigante. Abbiamo speso molto più tempo su quest'album e sapevamo fin dall'inizio cosa volevamo. Poi ovviamente, anche registrare l'album in uno studio vero e proprio anziché nella mia camera da letto, ha aiutato. Personalmente ritengo che tutti questi fattori hanno fatto sì che Evst segni un grande miglioramento rispetto a Vilst er síðsta fet, su tutti i livelli, e ciò è piuttosto logico. Abbiamo già una lista di cose che vogliamo fare in maniera differente nel prossimo album, quindi auspico che continueremo a migliorare in futuro.
Avete lavorato molto per dar vita a questo full-length? Avete cambiato qualcosa in fase di registrazione, o tutto è andato come avevate pianificato?
Theodor Abbiamo lavorato molto, molto tempo su quest'album. Specialmente io, visto che ero coinvolto sia nel songwriting, che nella produzione e missaggio. I primi riff erano pronti due anni fa, ma il grosso del lavoro è stato scritto durante il 2012 e qualcosina nel 2013. Le registrazioni sono andate lisce come l'olio, perché tutto era stato programmato. Abbiamo però speso un intero weekend extra per i vocals e alcune delle sovraregistrazioni, e alcuni degli assoli sono stati completati nella fase finale del processo, ma questo è dovuto semplicemente al fatto che siamo dei perfezionisti! [ride]. Ma tutto è andato bene. A livello personale, il più grosso problema di tutto questo processo è stato il missaggio. Quando hai scritto e registrato un album, è facile perdere la prospettiva del sound dell'album, focalizzandosi invece su piccoli e futili dettagli. Ho iniziato il missaggio a giugno e mi sono bloccato, perché suonava malissimo. Gregory Tomao dei The Tomato Farm Studio di New York mi ha riamplificato le chitarre, in modo da avere un'opinione più fresca, mentre io mi sono preso una pausa dall'intero progetto di qualche settimana. Quando sono tornato a lavorarci, mi sentivo decisamente più fresco e l'ho concluso in breve.
Durante le vostre performance, non perdete mai il vostro stile lugubre, tetro ed elegante. Quali emozioni volete trasmettere al vostro pubblico?
Jón Sostanzialmente, cerchiamo di raccontare storie con un forte contenuto emotivo. Chiaramente, non è necessario sapere precisamente di che cosa cantiamo, per apprezzare la nostra performance, visto che cerchiamo di scrivere i nostri pezzi in base a che tipo di storia o aspetto di una storia vogliamo trasmettere. Le emozioni che esprimiamo sul palco sono tipicamente quelle di dolore, perdita, disperazione, smarrimento e similari, ma ciò che desideriamo per il pubblico è di considerare questa espressione come una sorta di liberazione psicologica, con cui ci auguriamo esso possa identificarsi. Se il pubblico lascia il locale sentendosi sollevato e soddisfatto, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo.
Gli Hamferð stanno per iniziare il proprio tour attraverso l'Europa centrale, promuovendo la propria musica attraverso parecchi diversi stati. Cosa vi aspettate da questa esperienza?
Theodor A essere onesto, non so cosa aspettarmi. Ma non vedo l'ora! Stiamo avendo una buona promozione, siamo stati recensiti da alcuni tra le più grandi testate giornalistiche metal tedesche e spero che tutto ciò possa fare la differenza. Suonare al di fuori delle isole Fær Øer è sempre un'esperienza diversa, molte persone non hanno mai sentito parlare degli Hamferð, quindi è certamente una sfida. Ma crediamo molto in quello che stiamo facendo e abbiamo una buona organizzazione, quindi mi sento cautamente ottimista. Vedremo che succederà!
Come sta andando il lavoro con la vostra label faroese TUTL Records, specialmente dopo aver detto di no ad un contratto internazionale [La band, dopo aver vinto le finali internazionali della Wacken Metal Battle, ha detto di no ad un contratto internazionale con la Nuclear Blast, per alcune pesanti divergenze, NdR]? Siete riusciti a continuare a lavorare senza influenze esterne?
Theodor Ci sentiamo privilegiati a lavorare con una label come la TUTL Records. Ci hanno supportato fin dall'inizio e ci hanno permesso di scrivere e pubblicare musica nonostante nessuno ci avesse mai sentiti prima. Siamo stati fortunati, visto che, mentre la nostra band cresceva, anche le capacità della TUTL hanno fatto altrettanto. Ciò significa che siamo in grado di pubblicare un album a livello internazionale, con una promozione adatta, un release tour e così via, pur rimanendo sotto contratto con loro. Sono stati estremamente d'aiuto durante questi anni e ci hanno spronato a fare sempre il nostro meglio.
Quali band hanno ispirato gli Hamferð , a partire dalla loro formazione?
Jón Immagino che John [l'altro chitarrista, NdR] sia la persona migliore per rispondere a questa domanda, visto che è stato lui a fondare la band e a comporrei i primi materiali. Per quanto mi possa ricordare, è stato ispirato da band come i My Dying Bride e Katatonia, per esempio. Per quanto riguarda gli altri, ogni membro ha gusti musicali molto diversi. Io, per esempio, non ho mai ascoltato molto doom metal e tutt'ora lo faccio solo saltuariamente, quindi le mie ispirazioni vengono da tutto e niente. Non saprei se ho una particolare influenza, quando canto per gli Hamferð, quindi mi è difficile menzionare qualche gruppo in particolare. Dovendolo fare per forza, direi Maiden, ELO, Bal-Sagoth, Nevermore, Moonsorrow e Rotting Christ.
Theodor Come ha detto Jón, abbiamo tutti diversi gusti musicali. Non penso ci sia una particolare band o genere musicale che mi ispira quando scrivo nuovi materiali per gli Hamferð al giorno d'oggi. Se dovessi sceglierne uno per quest'ultimo anno, direi la Sesta Sinfonia di Čajkovskij (più doom di molte band doom metal) o qualcosa del genere. In passato sono stato molto ispirato dagli Swallow The Sun. Ma lentamente stiamo giungendo ad un punto nel quale abbiamo una visione chiara di come vogliamo che gli Hamferð suonino, senza alcuna influenza diretta dall'esterno.
La nostra intervista si chiude qui. Vi ringrazio entrambi per il tempo che ci avete dedicato. Vorreste aggiungere qualcosa per i nostri lettori italiani?
Jón Grazie mille a te! Non ce l'abbiamo fatta a tornare in Italia nel 2013, ma speriamo davvero di farlo nel 2014. Ma non vi farà male comprare il nostro album, casomai dovessimo tornare all'improvviso e vogliate cantare insieme a noi!
Foto nell'articolo a cura di: Bjartur Vest Photography, Eija Mäkivuoti Photography
10 November 2013
Interview: Hamferð
Read the Italian version of the interview here
Today we have as guests Jón Aldará and Theodor Kapnas, frontman and guitarist of the Faroese doom metal band Hamferð. Welcome!
Evst is about to be released almost three years after your Vilst er síðsta fet. Do you think that your music, as well as the band itself, has changed or, in a way, matured meanwhile?
During your live performances, you never lose your grim, elegant, gloomy on-stage attitude. What kind of feelings are you trying to instill to your audience?
Hamferð discography
Vilst er Síðsta Fet (EP, 2010)
Evst (2013)
Go listen to Evst on Spotify and buy the album on TUTL official webpage, iTunes and EMP
More about Hamferð on their Facebook and YouTube pages
Today we have as guests Jón Aldará and Theodor Kapnas, frontman and guitarist of the Faroese doom metal band Hamferð. Welcome!
First of all, let’s start talking about your latest album, Evst, which is about to be released worldwide via TUTL Records. Evst focuses on a story of sadness and loss, which develops itself during the entire length of your album. Is it what you were planning to create from the very beginning? What inspired you? And would you define it as a concept album?
Jón I would certainly define it as a concept album, since the lyrics tell a chronological story with a beginning and an end and the music is intended to give a feeling of progression throughout the album. It was always the idea to design an isolated story for the album that is also connected to the Vilst er síðsta fet EP in concept. The intention is to maintain a fictional world where the stories and characters are interrelated and can be developed unattached to trends or actual events and wherein we can feed a more emotionally and poetically based version of Faroese culture. So of course, we are highly inspired by the Faroe Islands in general; nature, weather, history, society, culture and especially the harsher and darker aspects of these.
Like in your first EP Vilst er síðsta fet, also in Evst you have taken the unusual decision of performing all your lyrics in your mother tongue, Faroese language. What do you think are the strengths of such choice? And how would you describe Evst lyrics to a non-Faroese speaking public?
Jón The strengths are many, especially the fact that we can attain a stronger concept this way. Also, it is no lie that a singer has an emotive advantage when singing in his first language. The flow is more natural and the possibilities for expression are more abundant. To me, it a beautiful language as well, and it can be both harsh and punishing in some cases, while in other cases it can be gentle and frail. The lyrics of Evst are actually more like a large, multi-part poem. They are not bluntly descriptive of every physical ocurrences in the story but rather they express the experiences of the main character in a completely subjective manner, revealing his imperfections, miscalculations and emotions in each situation in which he finds himself.
Just as your lyrics, so can Evst be defined as an almost 100% Faroese album. It’s been recorded on the Islands and your label, artwork artist and guest musicians are all Faroese. What are the reasons behind these peculiar choices?
Theodor It just came naturally. We've been working with TUTL for a few years and I work in Studio Bloch where the album was recorded. Regarding the guest musicians, it'd be impossible to ask an artist from abroad to sound Faroese. We are heavily inspired by our surroundings and by the special atmosphere which is present in the Faroe Islands so it feels completely natural to use other artists who understand those feelings. There is also the simple fact that we know most of the artists that we work with which makes it easier to get a collaboration to work. And when we get to work with people such as Eivør, ORKA and Jón Sonni Jensen here in the Faroe Islands we have no reason to go looking any further.
Talking about the other artists taking part in your latest release: how would you describe the experience of having one of the most popular Faroese singers, Eivør Pálsdóttir, as a guest in Sinnisloysi and, above all, of sharing your stage with her?
Jón Eivør is a wonderfully creative and lovely person who is hard-working and still has a very relaxed attitude, so it’s always a delight meeting her and working with her. The parts she did on Sinnisloysi turned out amazing, so it was a purely positive experience. Sharing the stage with her was just the icing on the cake, as she has a very strong stage-presence and lights up anything she’s involved in. But the fact that she is one of the best known Faroese musicians didn’t really play any role. Both parties were interested in doing something together, and it ended up being more or less a perfect match.
You have also included to your album some fragments recorded by the Faroese band ORKA for their FØROYAR 5.2 project, which allow your fans to listen to some of the sounds coming from the Faroese underground, while being immersed into a doom metal atmosphere. How would you describe this unique final result?
Theodor I'm very pleased with the result. For those who haven't heard about the project, ORKA's Føroyar 5.2 is a combination of seismology and audio, any readers who haven't heard of it should check it out! They tapped into a few seismographs around the Faroe Islands and converted the seismic signals to audio. Therefore it's literally the sound of the Faroese underground. They've based a project around the collected audio, both background noise and the seismic signals from when they hit the mountains with sledgehammers, explosions etc. I was at the first exhibition of the project and was completely blown away by it. By that time we had already decided upon the concept of Evst where the protagonist ends up living inside a mountain where he slowly goes crazy. And what better way to describe that feeling than the actual rumbling of the Faroese mountains? ORKA were kind enough to allow us to use a few samples for it, we sat down one evening and edited a few parts which then ended up on the album. I think it turned out great and it's one of the things on the album which I'm personally very proud of.
Jón Yes, in a way. I’m not sure if that change can be heard directly on the album, since the writing for Evst was not the same as for Vilst er síðsta fet, which means that the two albums will automatically contain noticeable differences. But in terms of taste, musicianship and confidence we’ve all grown – together as well as individually – and I think our idea of Hamferð as a band has become far more lucid. We’re learning more and more about what we want for the band and what we need to make it feel whole but still expanding.
Theodor When we started recording Vilst er síðsta fet I still hadn't played a proper show for Hamferð and Jón had only performed our very first shows in 2008 so we were a very new band. Some of the material had existed for some time while some of the material was brand new so it was a pretty varied album. I'm still proud of the EP, especially considering the circumstances, but we've played much more together since then and the band has come on leaps and bounds. We spent more time on this album, knew each other better and knew from the onset what we were going for. Recording the album in a world-class studio instead of my bedroom also helped. I personally feel that all those things have made Evst a huge improvement on Vilst er síðsta fet on all levels which is only natural. We already have a list of things we want to do differently on the next album so hopefully we can continue progressing.
Have you worked for a long time, to arrange and record this full-length? Did you have to change something throughout the recording business, or has everything gone as planned?
Theodor We've worked a very, very long time on this album. Especially me since I was both very involved in the songwriting and I produced and mixed the album as well. The first riffs were ready two years ago, but the album was probably written throughout most of 2012 and a bit into 2013. The recordings went pretty smooth since we were really well prepared. We did end up spending an extra weekend on the vocals and some of the overdubs and solos were done quite late in the process, but that's just because we're perfectionists and are never quite happy haha. But everything turned out really well if you ask me.
For me personally the biggest issue during the whole process was mixing the album. When you've written and recorded an album it's really easy to lose perspective of what it really sounds like and focus on small, unnecessary details instead. I started mixing it in June and got stuck, it sounded terrible. I got Gregory Tomao from The Tomato Farm Studio in New York to reamp the guitars to get some fresh perspective and I took a break from the project for a few weeks. And when I came back to it I had a fresh state of mind and finished it quite quickly.
Jón In essence, we are trying to tell stories containing strong emotional content. But of course, it’s not necessary to know exactly what we sing about to enjoy our performance, since we try to write according to what kind of story or story-piece we want to convey. The emotions we express on stage are typically ones of sorrow, loss, despair, bewilderment and such, but what we wish for the audience is to consider this expression as a type of psychological release that we hope they can relate to, and if they exit the venue afterwards feeling uplifted and satisfied, then we’ve achieved our goal.
Hamferð is also about to start touring central Europe, promoting your music throughout several different countries. What are you expecting from this new experience?
Theodor I don't really know what to expect to be perfectly honest. But we're looking forward to it! We've had a really good PR campaign going, we're getting features in some of the bigger metal magazines in Germany and I hope that makes a difference. Playing outside the Faroe Islands is obviously a different experience, most people out there have never heard of Hamferð so it's definitely a challenge. But we strongly believe in what we're doing and we have a really strong setup around the band so I'm feeling cautiously optimistic. Let's see what happens!
How is it going with your label, Faroese TUTL Records, especially after turning down a gained international label contract? Have you managed to continue your work without any unwanted influences?
Theodor We feel really priviliged to work with a label like TUTL. They supported us from day one and gave us a platform to write and release music even though nobody had ever heard of us before. We've been lucky enough that while the band has grown TUTL's capacity has also grown. That means we can actually release an album internationally with a proper PR campaign, release tour etc. while still being signed to TUTL. They have been extremely supportive throughout the years and they definitely help inspire us to do our best.
Which other metal bands have inspired Hamferð, from its foundation onwards?
Jón I would imagine that John would be the most qualified person to answer that, since he founded the band and wrote most of the earlier material. As far as I can recall, he was inspired by bands like My Dying Bride and Katatonia, for example. Otherwise, each member is very different in regards to musical taste. Myself, I’ve never listened that much to doom metal and still only do to a limited degree, so my inspirations come from pretty much all over and nowhere. I’m never aware of any specific musical influence when I do vocals for Hamferð, though, so it’s difficult for me to mention bands. Gun to my head, I’d say Maiden, ELO, Bal-Sagoth, Nevermore, Moonsorrow and Rotting Christ, but that’s just the very tip of the mountain.
Theodor As Jón says we all have very different tastes. I don't think there's any particular band or type of music which inspires me to write Hamferð material nowadays. This last year the closest bet would probably be Tchaikovsky's Sixth Symphony or something like that(doomier than most doom metal!). And before that I've been very inspired by Swallow The Sun. But it's slowly getting to a point where we are getting a clear vision of what we want Hamferð to sound like which is independent from any direct outside influences.
Our interview is now coming to its end. Thanks to both of you for the time you’ve spent answering our questions. Would you like to say something more to our Italian readers?
Jón Thank you very much yourself. We didn’t make it back to Italy in 2013, but we’re very hopeful for 2014. Can’t hurt to get the album, just in case we come to Italy unexpectedly and you want to be able to sing along!
Hamferð discography
Vilst er Síðsta Fet (EP, 2010)
Evst (2013)
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For all the pictures in this article, credits to: Bjartur Vest Photography, Eija Mäkivuoti Photography
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