18 March 2014

Who are the Wacken Metal Battle Føroyar 2014 winners?

Earth Divide is straight from the pounding heart of the North Atlantic. 
With rhythmic, progressive energy and uncompromising live performances



Earth Divide is a five piece progressive metal band from the Faroe Islands.
The band originates from the capital of Tórshavn and all the members have various backgrounds in the Faroese music scene. 

The band formed in early 2010 to compete in a local music competion called Sement and received a very positive response which inspired the band to write and play on a broader scale. And over the course of two years continued to play concerts within the Faroe Islands and strived to improve their craft.

Since 2010 the band has undergone some line-up changes, among which John Áki Egholm (from Hamferð) contributed to the band on guitar for a period of time. He was then replaced by Fríði Tanggaard Bjørgvin (from Oniontree) who joined in february of 2012, along with bass player Tinna Tótudóttir (former bassplayer of Hamferð) who then left the band in 2013 and was replaced by former SIC (who won last year's Wacken Metal Battle Føroyar) bass player Gudmar Hansen.

In early 2012 the band decided to take their music in a new direction and Earth Divide of today was born. And in March the same year the band performed at its first international competition, Wacken Metal Battle Føroyar, for the very first time with the new line-up, raving good reviews from both the audience, judges and reviewers, which led to several gigs played during the summer of 2012.


Since then the band has been working on new material and has released a debut EP, which was released in March 2013. The EP is co-produced by Theodor Kapnas from Hamferð and mastered by Jens Bogren (Opeth, Katatonia, Soilwork to name a few).

16th March 2013, Earth Divide made its second appearance on Wacken Metal Battle in Faroe Islands. While having recieved positive feedback from last year’s performance, the band felt obliged to enter the competition one more time, with improvement to their craft, as it is a great oppurtunity to first and foremost play concerts abroad and raise awareness. 

In July 2013 Earth Divide participated in the Ferðin til Heljar tour with Icelandic death metallers Angist. Wherein they played in several different venues in Iceland and Faroe Islands, including Icelandic Eistnaflug festival and Faroese G! festival.


On March 8, Earth Divide took again part in the Wacken Metal Battle Føroyar 2014, winning the competition and getting the chance to play at Wacken Open Air (Germany) next August.


Earth Divide current line up

Jóhan Fríðrikur Sanderson - Vocals
Henning Jensen - Guitar
Fríði Tanggaard Bjørgvin - Guitar
Gudmar Hansen - Bass 
Sigurd Justinussen - Drums






More about Earth Divide
on Facebook
on YouTube

All the pictures in this article (except the second one) by Eija Mäkivuoti Photography

15 March 2014

Live report: Wacken Metal Battle Føroyar 2014


Ultima edizione a chiudere un ciclo, visto la pausa che l’evento si prenderà il prossimo anno, la Wacken Metal Battle Føroyar 2014 si è svolta, come da consuetudine, al vecchio teatro della capitale Tórshavn, il Sjónleikarahúsið

Come da consuetudine, infatti, la competizione è stata aperta dal meet&greet tra i rappresentanti dei gruppi, la stampa e la giuria, quest’anno formata da Kári Streymoy, ex batterista dei Týr, dal tedesco Jörg Düsedau, dell’agenzia di promozione Dragon Productions, da Kasper Molin, già responsabile dell’agenzia danese di promozione e organizzazione concerti Livescenen ed organizzatore di lunga data della Wacken Metal Battle danese e da Jan Roger Pettersen, suo omologo norvegese. I giudici, tutti nella scena metal da molti anni e con grande esperienza alle spalle, hanno saputo dare utili consigli alle band in corsa per un posto alle finali di Wacken, ricordando saggiamente soprattutto come quella della Wacken Metal Battle Føroyar non sia altro che un’ottima occasione per divertirsi e fare networking, senza necessariamente lottare con i pugni e con i denti contro le altre band in competizione. 

In serata, nonostante il tempo andasse peggiorando, la gente ha cominciato a riempire il teatro e alle 20 in punto Ragnar Jacobsen, conduttore di una nota trasmissione radiofonica faroese e da sempre presentatore dell’evento, ha finalmente il via ufficiale alla gara…

CETICIDE



Ad aprire le danze sono i Ceticide, gruppo death metal di recentissima fondazione. Ma, in questo caso, la band sa come non prendersi sul serio, visto che la loro musica ruota ironicamente tutta intorno al concept di cetacidio, ovvero quella tanto famosa “sanguinosa mattanza di balene” che i media da sempre attribuiscono alla popolazione di quest’area. Chiunque abbia un po’ di sale in zucca e dieci minuti da spendere per una ricerca intelligente al riguardo, sa che la realtà è un’altra ed e proprio a queste persone che si rivolgono i Ceticide, fin dall’ironica intro d’apertura, divisa tra versi di balene e svolte più brutali, come la citazione “Io sono il diavolo… e sono qui per fare il lavoro del diavolo” estrapolata da La casa del diavolo di Rob Zombie. Se dal punto di vista dei contenuti, tutti i testi ruotano intorno alla tematica marina (anche se mancano riferimenti grafici sul palco, illuminazione color sangue a parte), dal punto di vista strumentale il combo convince appieno i presenti, con un death dai tratti brutal azzeccato e pungente, con qualche passaggio più vicino ai Lamb of God. Non c’è da stupirsi visto che, dietro ai curiosi nickname si celano quattro musicisti d’esperienza nella scena metal faroese. Unica pecca, la freddezza con il pubblico, visto che i venti minuti di concerto sono stati nella quasi totalità occupati dalla musica. Ma, d’altronde, questo è stato per i Ceticide il primo concerto in assoluto, quindi molto ci si può ancora aspettare. Con un EP in uscita a breve, rimangono una band da non sottovalutare.

SETLIST CETICIDE

1. Rite of Passage
2. Dead Shores
3. Dying Whales
4. Ocean Graveyard
5. The Endling

REDUCED TO ASH



Tempo 15 minuti per il cambio set e ritroviamo nuovamente Eyðun Hvannastein sul palco, questa volta a capitanare i Reduced to Ash. Band già presente nella passata edizione della competizione -all’epoca esordiente-, dopo la pubblicazione di un interessante EP verso la fine dello scorso anno, si ripresenta on stage mantenendo quasi inalterato il proprio buon livello musicale: le cinque tracce proposte ruotano infatti intorno ad un lineare stile death metal melodico e sanno coinvolgere il pubblico, pur lungi dal riscrivere o aggiungere qualcosa di determinatamente innovativo alla storia del genere in questione. Pecca, anche quest’anno, rimane la limitata presenza scenica, un peccato visto il tipo di metal proposto da una band come i Reduced to Ash, che ha tuttavia ancora ampie possibilità di migliorarsi.

SETLIST REDUCED TO ASH

1. In The Serpent's Lair
2. Chain The Soul
3. Blindfolded We Are
4. Growth
5. Mind

EARTH DIVIDE


In corsa per un posto alle finali della Battle al Wacken Open Air per il terzo anno consecutivo, si ripresentano sul palco anche nel 2014 gli Earth Divide. Il rodato quintetto, fautore di quella che con una certa facilità si può definire la più trascinante e meglio riuscita performance della serata, dimostra di aver trovato il proprio equilibrio, migliorando decisamente sotto tutti gli aspetti, e di avere raggiunto la quasi completa maturità necessaria per dire la propria anche al di fuori dei meri confini nazionali. Trascinato dall’energetico frontman Jóhan Fríðrikur Sanderson, il gruppo spazia all’interno della propria limitata discografia (chiaramente, trattandosi di una realtà con un solo EP alle spalle), scegliendo tuttavia con grande attenzione i brani, dando vita ad un set ricco di contenuti ben presentati, e riuscendo a portare sul palco tutto il proprio meglio, dalle tracce di djent più classicamente meshugghiano a passaggi più lenti, quasi da ballata. Il pubblico (e, nascosta nel proprio angolo, la giuria) sembra decisamente apprezzare.

SETLIST EARTH DIVIDE

1. Godless
2. Claustrophobia
3. The Seed
4. Primal

ASYLLEX


Un’altra band che aveva già saputo convincere nella scorsa edizione della Wacken Metal Battle Føroyar sono gli Asyllex, band estremamente giovane ma dal grande potenziale, che sta gradualmente sempre più trovando la propria strada. Dopo aver cambiato cantante e aver snellito una line up decisamente troppo numerosa, I quattro di Suðuroy mettono in piedi un set entusiasmante, con un thrash metal di tipo old school ancora un po’ troppo legato ai grandi della Bay Area, ma che comunque dimostra ampi margini di miglioramento. Il nuovo frontman, Hans Hammer, riesce a dare un ottima prova di sé, con vocals alla Kreator e puntuale presenza scenica, che non sfuma nemmeno di fronte ad un problema tecnico al microfono. Una band che non avrà rivoluzionato il thrash metal, ma che ha davvero tutte le carte in regola per poter sempre meglio nel futuro.

SETLIST ASYLLEX

1. Destroyer
2. Fading
3. Diabolic Arrival
4. Can't Trust Anyone
5. Conspiracy

IRON LUNGS


Gli Iron Lungs sono l’altra complete novità della Battle, o almeno in parte. I cinque membri che li compongono infatti, hanno già partecipato alla competizione, sotto i vessilli di altri gruppi, negli scorsi anni, dando vita questa volta ad una nuova realtà che, se pur molto più convincente dei passati tentativi, manca ancora di una certa stabilità di line-up e chiarezza di idee. Già durante il meet&greet, infatti, alla classica domanda sul genere, il rappresentante della band aveva saputo rispondere solo con un vago “Ci ispiriamo agli Hamferð, ma non suoniamo così lentamente, vogliamo creare qualcosa a cui si possa fare headbanging”. Tutto e nulla. Dal vivo, gli Iron Lungs portano sul palco un progressive metal dalle ritmiche medio-lente, incattivite dai vocals di un Fríði Djurhuus che sembra essersi migliorato rispetto alle performance dell’anno passato. Tuttavia, quello che manca ancora a questa band, che chiaramente è ancora ai primissimi esordi, è la fluidità, visto che, ad un primo ascolto, sussistono ancora parti di brano slegate le une dalle altre, che si fanno dunque più apprezzare nella loro specifica singolarità, che analizzate collettivamente.

SETLIST IRON LUNGS

1. Shatter The Stratosphere
2. A Scream From The Spectral Universe
3. Andromedan
4. Hunt Of The Tetramorph

JÜRGHINN



A concludere la serata, seppur non prendendo parte alla competizione, ci pensano gli Jürghinn, combo hard rock/heavy metal con un album alle spalle, intitolato The Proof Is Evidence. Tuttavia, vista l’occasione speciale, la band decide di cimentarsi in uno show speciale, compost di sole cover di brani celebri dell’area heavy, che infiammano la ricca platea presente. Così, tra un All My Friends Are Dead dei Turbonegro, un Breaking the Law con tanto di ammiccante presenza femminile sul palco ed un energetico Seek and Destroy arricchito da extra backing vocals, gli Jürghinn, capitanati da un abile e affabile John Áki Egholm, fanno trascorrere tre piacevoli e fluenti quarti d’ora (anche se la durata del set era inizialmente prevista di un’ora), che mantengono decisamente in alto l’entusiasmo e l’attenzione dei tanti presenti, ormai solamente in attesa della proclamazione del vincitore di questa competizione.

Quasi alla mezzanotte e mezza, come da copione, si radunano sul palco tutte le band, i giudici e gli organizzatori. Il primo a prendere la parola è Teitur Fossaberg che ringrazia i presenti per la riuscita dell’evento, lasciando poi spazio ai giudici, che si passano tra loro il testimone commentando la competizione e il valore delle band presenti, che ai loro occhi appare mantenersi su un buon livello. Ultimo giudice ad intervenire è, chiaramente, Kári Streymoy, a cui è affidato il compito di annunciare il vincitore. Non a sorpresa, a vincere sono gli Earth Divide che si contenderanno, con i tanti altri vincitori delle Metal Battle di tutto il mondo, la vittoria finale al Wacken Open Air il prossimo agosto. Alla band, organizzatori e tutti coloro che hanno preso parte all’evento, non resta che festeggiare…



Foto nell'articolo a cura di Eija Mäkivuoti Photography

14 March 2014

Live report: Wacken Metal Battle Føroyar 2014

Last edition to close a cycle, since the competition will take a break next year, Wacken Metal Battle 2014 Føroyar was held, as usual, in the old theater in the Faroese capital Tórshavn, called Sjónleikarahúsið.

As in the last few years, the competition was opened by the meet&greet between the spokemen of all the bands taking part into the Battle, the press and the jury, composed this year by Kári Streymoy, former drummer of Faroese metal band Týr, Jörg Düsedau, from the German promotion agency Dragon ProductionsKasper Molin, boss of the Danish promoting and booking company Livescenen and longtime organizer of the Wacken Metal Battle Danemark and Jan Roger Pettersen, his Norwegian counterpart. The judges, who have all been working in the metal scene for many years and with great experience in competitions, were able to give many useful advices to the bands running for a place in the final Battle at Wacken Open Air, and wisely reminded that Wacken Metal Battle Føroyar expecially is an excellent opportunity to have fun and improve everyone's network, without necessarily have fight all the time against the others.

In the evening, despite the weather getting worse by the minute, people began nonetheless to fill the theater and at 20 o'clock Ragnar Jacobsen, well-known anchor of a Faroese radio station and, as usual, hosting the event, finally let the madness begin...

CETICIDE


First band up was Ceticide, a recently founded joke death metal band. The band members knew how not to take themselves too seriously and their music ironically focused on the concept of ceticide, since most of the foreign media know nothing about Faroese people, but that they are "bloody whales slaughters". Anyone willing to spend no more than ten minutes of their lives on this issue doing some research on the Internet, knows that the reality is way different from what the media depict it to be, and Ceticide were performing exactly for this kind of audience. The band started its ironic show with a scary intro quoting "I am the devil ... and I'm here to do the devil's work" from the movie Devil's Rejects by Rob Zombie and, although there were no graphic references about the theme, all their joke lyrics made references on this matter. Their death metal, though, was no joke: with an aggressive style, reminding the audience of Lamb of God, Ceticide delivered some good brutal death metal with interesting tracks and a very energic style. The only flaw of their gig, so to speak, has been their frontman excessive coldness with the public, since he barely say a word throughout the whole set, basically leaving all the twenty minutes to music. But, on the other hand, I have to remind this was the first concert ever, for Ceticide...

SETLIST CETICIDE

1. Rite of Passage
2. Dead Shores
3. Dying Whales
4. Ocean Graveyard
5. The Endling

REDUCED TO ASH


After fifteen minutes, singer Eyðun Hvannastein was again on stage, this time leading Reduced to Ash, a band that had already taken part into the last edition of the competition. After releasing an interesting EP towards the end of 2013, Reduced to Ash came back on stage performing a gig quite similar to last year's: all the five track followed in fact a linear melodic death metal style, that gathered all the public's attention, but was far from adding anything new or innovative to their music. Once more, the main flaw this year was again the limited stage presence of all the musicians, who could have delivered way more, given the genre of music brought on stage. Nonetheless, I do believe they will have many opportunities to improve in the future... 

SETLIST REDUCED TO ASH

1. In The Serpent's Lair
2. Chain The Soul
3. Blindfolded We Are
4. Growth
5. Mind

EARTH DIVIDE


Running for a place in the Battle finals at Wacken Open Air for the third consecutive year, Earth Divide performed once more on this very stage in 2014. This five piece quite easily delivered the most compelling and most successful performance of the whole evening, showing that they indeed have found their balance, greatly improving from the past gigs and having almost reached the necessary strenght to compete against other groups even outside the Faroes. Lead by its energetic frontman Jóhan Fríðrikur Sanderson, the band ranged within its limited discography (just one EP has been released), wisely choosing the songs to play, really being able to deliver on stage. All the audience (and, hidden in a corner, the jury) definitely seemed to appreciate...

SETLIST EARTH DIVIDE

1. Godless
2. Claustrophobia
3. The Seed
4. Primal

ASYLLEX


Another band that had already partecipated to the last edition of the Wacken Metal Battle Føroyar was Asyllex, an extremely young band with a great potential, which is gradually growing and finding their own way. After changing their singer, the four musicians coming from the southern island of Suðuroy once more put up an exciting set, exclusively playing old school thrash metal, reminding the audience about the old good days in the Bay Area, but still showing room for improvement. The new frontman, Hans Hammer, with some interesting Kreatorish vocals, managed to lead the band to a successful gig, despite a technical problem with the microphone in the end. A band that may not have revolutionized thrash metal, but that surely has a great future ahead...

SETLIST ASYLLEX

1. Destroyer
2. Fading
3. Diabolic Arrival
4. Can't Trust Anyone
5. Conspiracy

IRON LUNGS



Iron Lungs were the other newbie band taking part into the competition. Or at least, partially. In fact, some of the members of this band had already taken part into Wacken Metal Battle in the last years, but as musicians belonging to other groups. Founded in 2013, Iron Lungs still lacked a certain stability, expecially when it came to their line-up, and seemed not to have their ideas 100% clear. Already during the meet&greet, in fact, while answering to the classic question "what kind of music do you play?" asked by one of the judges, Iron Lungs's spokeman said "We are inspired by Hamferð, but we do not play so slowly [...] we want to create some kind of music you can headbanging to". Basically everything and nothing. 
On stage, Iron Lungs, lead by singer Fridi Djurhuus (who seemed to have improved its performance if compared to the previous year), eventually delivered some nice progressive metal tracks, all having a medium-slow rhythm. However, what was clearly still missing in this band, which of course is just at its very beginning, was the smoothness. In fact, within the tracks, there were several parts that, despite being mostly quite good and interesting, still sounded like they were lacking several crucial connections between each other...

SETLIST IRON LUNGS 

1. Shatter The Stratosphere
2. A Scream From The Spectral Universe
3. Andromedan
4. Hunt Of The Tetramorph

JÜRGHINN



Last to come on stage for this evening, although not taking part in the competition, were Jürghinn, a Faroese hard rock/heavy metal combo. Given the special occasion, the band decided to deliver a special show, consisting completely of well-known heavy metal cover songs (among others, All My Friends Are Dead by Turbonegro, Breaking the Law and a version of Seek and Destroy enriched by unexpected extra backing vocals), that without a doubt made the audience's night. Jürghinn, led by a skilled and affable frontman John Áki Egholm, delivered an extremely energetic set (that though lasted for 45 minutes, instead of the expected hour), that gathered into the theater almost anyone attending the event, keeping their spirits high. 


Almost at half past midnight, as planned, all the musicians gathered on stage, together with the judges and the organizers. First to talk was Teitur Fossaberg, who thanked everyone for attending the Battle and turning it to a successful event. Next in line were the judges, that personally made a speech, commenting the competition, the groups and the value of all the musicians. Last judge to take the floor was of course Kári Streymoy, who was in charge of announcing the winner. Not surprisingly, the winners were Earth Divide, that will take part, along with the many other winners of the Metal Battle around the world, to the finals at the Wacken Open Air this August. For all the bands, organizers and audience, then it was just time to party..



All pictures by Eija Mäkivuoti Photography

20 February 2014

Cryptic Writings: Du Som Hater Gud - Satyricon

Fin dagli esordi del genere, nel black metal la tematica satanista e, più largamente, anticristiana e anti religiosa in generale, ha ricoperto un ruolo chiave all’interno delle lyrics di molte tra le band più note anche ai non addetti ai lavori. A volte, la scelta di questi contenuti ha portato a frequenti esagerazioni e provocazioni ignoranti, nei testi, show e grafiche, tanto che nell’immaginario collettivo il black metal spesso è ridotto a poco altro che inni a Satana e capretti sgozzati. Tuttavia, esiste una nicchia di band che ha saputo mettere in musica il proprio disagio e odio verso il Cristianesimo seguendo un diverso approccio. Una di queste sono i Satyricon che, nel loro masterpiece Nemesis Divina colgono l’occasione per esprimere, con matura durezza, tutto il proprio odio verso Dio e quanto di male egli, attraverso il Cristianesimo, abbia arrecato alla grande madre Norvegia. Una ferma condanna che, riletta nuovamente oggi, richiama in parte anche alcune nuove correnti di pensiero e recenti avvenimenti...


DU SOM HATER GUD

22 aprile 1996. Nemesis Divina, da molti considerato ancora oggi uno dei capolavori della discografia targata Satyricon, è un album oramai quasi maggiorenne. Davvero molto è stato scritto negli anni a riguardo di questa release, che sa ancora oggi riportare, con grande energia e forza stilistica, ai fasti del black metal made in Norway degli anni Novanta, a quella oscura, maligna pagina del black che in tanti rimpiangono. Soprattutto tanti tra gli stessi fans dei Satyricon, vista la loro deludente ultima fatica Satyricon.
Ma torniamo al 22 aprile 1996. Il terzo full-length della band, Nemesis Divina viene pubblicato via Moonfog Productions e, ad attirare l’attenzione sono in particolare due brani, portati alla luce grazie all’interessante unione tra tre menti geniali. Il primo è The Dawn of a New Age, che vede l’emozionante collaborazione alle chitarre tra un Satyr in ottima forma e una pietra miliare come Nocturno Culto, seguito da Du Som Hater Gud (“Tu che odi Dio”), scritto in norvegese da niente di meno che dall’immortale Gylve “Fenriz” Nagell, secondo noto talento dei Darkthrone. Ed è proprio di coloro che odiano Dio, che vogliamo parlare oggi.


Du som hater Gud venne composto in onore della band nel 1994, ai tempi in cui Fenriz aveva da poco messo il sigillo su uno dei masterpiece di sempre dei Darkthrone, Transilvanian Hunger, all’interno del quale la tematica anticristiana/satanista aveva già saputo occupare un importante ruolo. Du som hater Gud non è da meno, ma sa focalizzarsi con attenzione sul rapporto aspro e controverso tra Norvegia e Cristianesimo, riportando alla luce dissapori storici mai del tutto risolti. Infatti, dopo circa due secoli di dominazione vichinga (il cui inizio in Norvegia risale, per convenzione, al 793 d.C.), che avevano unito la popolazione norvegese sotto l’egida degli dei e della mitologia norrena, il re norvegese Haakon Haraldsson (conosciuto anche con il nome norreno di Hákon góði) tentò un primo tentativo di conversione della gente di Norvegia al Cristianesimo, con il supporto dall’allora re inglese Æthelstan, fallendo a causa della forte opposizione dei pagani. Tuttavia, già nei pochi anni (995-1000 d.C) del regno di Olaf Tryggvason, la conversione forzata dei norvegesi fece passi da gigante: il re in prima persona si fece battezzare, diede l’inizio alla costruzione di alcune chiese cristiane e cominciò a costringere con la forza la popolazione a cambiare religione. Il suo motto “Tutta la Norvegia deve diventare cristiana o morire!” andò ben oltre i confini nazionali, dando il vita, tramite un regio decreto, al processo di conversione (con alterno successo) anche in Islanda e sulle isole Shetland, Orcadi e Fær Øer, all’epoca tutte facenti parte del regno norvegese (come riportato dalla nota saga dedicata ai re norvegesi dell’epoca, l’Ágrip af Nóregskonungasögum -alcune altre saghe riportano anche le aree vichinghe della Groenlandia tra le terre colpite da questo decreto). 
Il quasi diretto successore di Tryggvason, Olaf II Haraldsson (divenuto in seguito San Olaf, santo e martire della chiesa cattolica), continuò la grande opera di cristianizzazione, andando a colpire anche le aree più interne e rurali della Norvegia, distruggendo i templi pagani e dando vita (anche se alcuni studiosi ritengono siano state in parte create successivamente) ad un’assemblea per gli ecclesiastici e a leggi che li tutelassero. Nel XII secolo, iniziarono ad insediarsi sul territorio norvegese i primi monasteri e il lento processo di cristianizzazione vera e propria poté dirsi concluso solo alla metà del XV secolo.

Appare dunque chiaro come la Norvegia, che già aveva subito il tumultuoso e devastante arrivo dei vichinghi alla fine del 700 d.C. (con la conseguente fuga di parte della popolazione), si ritrovò nuovamente a vedere sradicata la propria cultura in favore di una religione imposta da altri, che perdura ancora oggi. E proprio di questo tratta Du Som Hater Gud. Di quelli che odiano Dio, non solo a causa di aspri dissapori con un tale credo religioso, ma proprio per la sua presenza ingombrante e non richiesta nella propria vita e cultura. Il brano esordisce con delle parole molto pesanti, che verranno in seguito ripetute, per far meglio comprendere all’ascoltatore che, per chi odia Dio, il Cristianesimo non sia altro che un “amaro cancro”:

Du som hater Gud og kristent liv
Føler hans nærvær som en bitter kreft
Her må det skjendes og skjendes kvasst
Himmelrikets enger dynket i blod 

Hater av Gud
Og lyspesten

Tu che odi Dio e la vita cristiana
che senti la sua presenza come un amaro cancro
Qui deve essere dissacrato, deve essere davvero dissacrato 
i pascoli del Cielo, sono coperti di sangue

Odiatore di Dio
e piaga della luce

Una volta rivoltosi agli odiatori di Dio, il testo va ben oltre: come da buona tradizione del black metal, infatti, non può mancare l’affronto scandaloso alla divinità, che viene sbeffeggiata in modo chiaramente blasfemo, sia nella sua personale figura sia in un simbolo, quello dell’agnello, tra i più importanti di questa religione: l’agnello di Dio, proprio quell’agnello che dovrebbe liberare il mondo dai propri peccati, viene barbaramente ucciso da chi lo riconosce solo come un’invasore, non meritevole di alcuna pietà:

Se inn i Guds lamme øyne
Så spytter de i hans åsyn
Slå i hjel hans ynkelige lam
Med klubbe

Guarda negli occhi deboli di Dio
Poi sputa sul suo viso
Uccidi il suo pietoso agnello 
con una mazza

Infine, il brano si rivolge a Dio stesso invitandolo, senza alcuna possibilità, ad abbandonare la terra norvegese, che egli stesso ha rovinato con la propria religione, le proprie parole vuote e le proprie tradizioni che sono andate a soppiantare per sempre gli antichi usi e costumi pagani, un tempo al centro della cultura norvegese:

Gud med ditt og dine
Har du lagt mitt Norgesrike i ruiner
Fordumstiders staute skikk og bruk
Kvestet du med dine stygge ord
Nå skal du bort fra vår mark

Dio, con le tue parole e la tua gente
hai ridotto il regno della mia Norvegia in rovine 
Le nostre valorose tradizioni d’un tempo
le hai distrutte con le tue orribili parole
Ora, tu devi andartene dalla nostra terra

Du Som Hater Gud ha chiaramente un testo che, supportato ottimamente dallo stile dei Satyricon (in particolare dal riffing di chitarra), non lascia davvero spazio alle repliche. Il rifiuto, l’odio e il desiderio di liberarsi della cristianità, e dei valori che essa ha trasmesso alla società norvegese, appare chiaro e senza compromessi di sorta, visto che l’unico credo e tradizione valorosi sono quelli pagani di cui, con un messaggio sottile, questo brano sembra auspicare il ritorno, dopo essersi liberati completamente di tutti coloro che hanno permesso “l’invasione”della Norvegia da parte questa religione. 

Un messaggio fuori dal mondo, nato casualmente dalla mente di quattro di quei soliti black metallers norvegesi tutti pazzi? Non proprio. Rimanendo sempre in ambito norvegese, infatti, una tale ostilità verso gli ‘invasori’ di quella terra nordica, traslata ai giorni nostri, si può rintracciare nel Fremskrittspartiet, partito “per il progresso” che, per attuarlo, supporta politiche conservatrici, anti-immigrazione e in opposizione a tutte quelle religioni che non siano quella cristiana, che ora è diventata baluardo dei valori nazionali. Senza dimenticare che, dalla frangia estrema di quel partito si è sviluppata la follia che ha portato Anders Behring Breivik ad uccidere 77 persone per salvaguardare la Norvegia dall’invasione musulmana. 77 persone che hanno fatto la stessa fine dell’agnello di Dio in Du Som Hater Gud. Con questo, sia chiaro, chi scrive non ha intenzione di mettere ancora una volta in cattiva luce il black metal, bollandolo come genere musicale capace solo di creare omicidi e violenze. Al contrario: un tale paragone sta proprio a sottolineare come enorme sia la differenza tra chi mette la propria rabbia in musica e, in generale, in opere d’arte che possono suscitare scandalo e clamore, ma che non vanno oltre l’opera in sé, e chi viene definito “un collega eccezionale, gentile con tutti” e approvato dalla società, che degenera in atti di pura pazzia. Questo è quanto chi si volesse avvicinare ad un genere metal controverso come è quello del black, non dovrebbe mai dimenticare.