Il festival si sviluppa lungo l’intera cittadina, all’interno di due location: quella principale, chiamata Egilsbuð, un piccolo ambiente su due piani con una capienza di circa 350 persone. La seconda, chiamata Mayhemisphere, è invece uno di quei classici ambienti underground, spogli e pieni di fumo, in cui si esibiscono sopratutto i gruppi locali. L’edizione 2013 dell’Eistnaflug ha visto come protagonisti nomi importanti della scena islandese, come i Sólstafir e gli Skálmöld, nonché un nome di spicco della scena stoner/rock statunitense, i Red Fang, all’ultima data del loro ultimo tour europeo.
Dopo un day 0 dedicato alle famiglie, con un concerto serale dedicato a bambini e ragazzi (l’Eistnaflug è infatti un evento vietato, come spesso accade in Scandinavia, ai minorenni), il festival prende finalmente il via in un giovedì pomeriggio qualunque. Tiepida è la temperatura, tiepida è la partecipazione del pubblico (che arriverà gradualmente durante il giorno) e tiepida è, conseguentemente, anche la scelta degli artisti per i primi slot della giornata: una su tutti, l’esibizione di un dubbio progetto solista electronic/industrial noise, chiamato AMFJ, che, pur raccogliendo un discreto numero di consensi, visto che il genere è piuttosto popolare in Islanda, strappa più di qualche sorriso agli addetti ai lavori provenienti dall’estero.
A dare maggior senso e peso alle prime ore di musica sono i Morð, interessante progetto black metal, recentemente fondato e ancora underground, dai toni profondi e aggressivi, di chiara ispirazione norvegese. Tuttavia, le tre band che risultano trascinare maggiormente il pubblico durante la prima serata dell’Eistnaflug, sono i doomster Hamferð, i Momentum, band dai toni progressive e gli idoli di casa Plastic Gods, interrotti dalla buona e entusiasmante esibizione della popolare rock band islandese Dimma.
HAMFERÐ
Chi l’ha vista lo sa: una performance live degli Hamferð è sempre un’esibizione ricca di emozioni e curata nei minimi dettagli. Anche in questa occasione, la band faroese non delude affatto: nonostante il set di 40 minuti, decisamente risicato vista la durata media dei loro pezzi, il sestetto riesce infatti a mettere in scena uno show molto profondo e ricercato, aperto da una funerea intro (leggermente e con tutta probabilità non intenzionalmente tagliata nel finale dall’apertura della prima canzone) e proseguito con fluidità attraverso brani classici, provenienti dall’EP Vilst er síðsta fet (2010), ma anche, e soprattutto, con importanti e decisamente convincenti anticipazioni relative al prossimo e primo full-length, previsto in uscita alla fine del prossimo settembre. Una gradita conferma.
SETLIST HAMFERÐ:
1. Vráin
2. Evst
3. Deyðir Varðar
4. Ódn
5. Harra Guð títt dýra navn og æra
MOMENTUM
Ad continuare la serata (se serata si può definire, visto la totale assenza della notte estiva a queste latitudini) è un gruppo progressive metal con base a Reykjavík, i Momentum, a cui sono assegnati nuovamente 40 minuti che sembrano durare un nulla. Il genere proposto da questo combo islandese, in procinto di pubblicare un nuovo album, è difficilmente definibile, in quanto presenta uno stile originale, dai tratti sperimentali e moderni, a cui è decisamente arduo rendere giustizia a parole. Tuttavia, l’esibizione di Hörður Ólafsson e soci all’Eistnaflug appare nel complesso studiata e molto convincente, ben supportata da un pubblico che oramai numeroso affolla l’Egilsbuð. Un progetto da non sottovalutare.
SETLIST MOMENTUM:
1. The Conduits Lead
2. Bury The Eyes Once Gold
3. Prosthetic Sea
4. The Freak Is Alive
5. The Creator Of Malignant Metaphors
6. As The Skies Break
7. Fixation, At Rest
8. Holding Back
PLASTIC GODS
Pesantemente ostacolati da un’eccessiva durata dell’esibizione dei rockers Dimma, che li costringerà a tagliare in anticipo la fine del loro set vista l’imponente presenza della polizia, intervenuta per far rispettare i classici “accordi” tra festival e comune, i Plastic Gods riescono comunque a dare ottima impressione di sé. Il sestetto, che descrive il proprio genere come glacial rock, è infatti in ogni caso riuscito a portare per intero sul palco la propria release di debutto, dal titolo Quadriplegiac (2008), così come brani più recenti, senza fare evidenti errori e potendo fare affidamento sulla grande energia e forza del proprio frontman, Ingólfur Ólafsson. Nonostante il gruppo sia successivamente ritornato all’onore delle cronache per dei problemi con la Narcotici islandese, la loro proposta musicale rimane molto valida e merita decisamente ben più di un ascolto.
SETLIST PLASTIC GODS:
1.Birth
2. Body and Spirit
3. Only the Mind
4. Queens
5. 80 pounds of shit
6. Mosi
7. MileAway
8. Burning of the Midday Bowl
DAY 2
Pur iniziando presto e piuttosto in sordina, visto che la gran parte del pubblico nelle prima ore del pomeriggio si stava ancora riprendendo dai magheggi alcolici della serata precedente, il secondo giorno di musica all’Eistnaflug inizia in maniera promettente con l’esibizione della giovane band black metal Azoic, formata da membri di altri e più rodati gruppi metal islandesi, capaci di portare sul palco uno show molto energetico e accattivante, nonostante la proposta musicale fosse mediamente su un livello ancora generico. A seguire, invece, si sono date il cambio sul palco band decisamente più note tra i metal head nordici, soprattutto islandesi ma non solo.
EARTH DIVIDE
I primi a rompere veramente il ghiaccio sul palco sono infatti i faroesi Earth Divide, impegnati nella terza data del Ferðin Til Heljar tour insieme ai deathster islandesi Angist. Nonostante la breve mezzora a loro dedicata (a lungo si potrebbe parlare della scelta della durata degli slot, ma è chiaramente questione di opinioni), questo combo nordico porta sul palco tutta la propria energia e talento, con brani progressive metalcore dai toni meshugghiani provenienti dal proprio primo ed omonimo EP, arricchendo la performance con un nuovo pezzo, dai toni più maturi. Un’esibizione di certo fulminea, anche se non per demerito della band, ma decisamente efficace.
SETLIST EARTH DIVIDE:
1. Intro
2. Claustrophobia
3. Atlas
4. Into The Maelstrom
5. Primal
6. Daybreaker
OPHIDIAN I
I deathster Ophidian I (dove I sta per il pronome inglese e non il numero romano) sono senza ombra di dubbio tra gli acts più attesi dell’intero festival. Questo sestetto, infatti, pur essendo di recente formazione, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella scena europea, raggiungendo l’importante traguardo della vittoria all’edizione islandese della Metal Battle, guadagnandosi l’opportunità di suonare quest’anno al Wacken Open Air. E non è difficile comprendere il perché: ancora una volta, infatti, lo show posto in essere da questi giovani musicisti è brillante, brutale ed energico, capace di proporre un death metal molto tecnico e ricercato, in grado di valorizzare al meglio le tracce dell’ultimo album, Solvet Saeclum. Se siete dalle parti di Wacken, quest’anno, questa è una band che è meglio non perdere.
SETLIST OPHIDIAN I:
1. Mark of an Obsidian
2. Shedyet
3. Solvet Saeclum
4. (Senza titolo)
5. The Discontinuity of a Fundamental Element
ANGIST
Altra band impegnata nel Ferðin Til Heljar tour sono gli Angist, combo death metal che si fa ricordare non solo per la presenza di due frontleaders donne, ma soprattutto per il proprio death aggressivo, rapido ed incisivo, capace di scatenare il delirio tra il numeroso pubblico. I brani presentati, oltre a ripercorrere quanto finora pubblicato dalla band in maniera indipendente, hanno incluso anche due nuove canzoni che faranno parte del primo e nuovo album della band, atteso per l’autunno. Un set veramente trascinante, capace di coinvolgere anche i metal heads non propriamente amanti del death metal. Unica nota negativa: il concerto ha richiesto alla band così tante energie, che il batterista ha necessitato il ricovero in ospedale, tanto da causare la cancellazione della successiva data del Ferðin Til Heljar.
SETLIST ANGIST:
1. New song 1
2. New song 2
3. Circle of Suffering
4. New song 3
5. New song 4
6. Death Incarnate
SKÁLMÖLD
Attesissimi, osannati, adorati. Gli Skálmöld sono stati senza ombra di dubbio una delle band favorite dal pubblico presente a Neskaupstaður e lo sapevano bene: infatti, nonostante la lunghezza del set fosse stata stabilita in poco più di un’ora, la band ha optato per uno sforamento di circa 40 minuti, necessari per poter portare sul palco nella sua completa interezza il proprio primo, e finora più fortunato, album Baldur, alcuni tra i pezzi migliori del più recente Börn Loka e due inaspettate cover degli Slayer. Dal punto di vista esecutivo, nulla c’è da eccepire: siamo di fronte, ancora una volta, a grandi professionisti capaci di dar vita ad un set ricco di emozioni ed energia, che, complice l’uso della lingua islandese, ha coinvolto ogni singola persona tra il pubblico. Davvero encomiabili.
1. Himinhrjóður
2. Fenrisúlfur
3. Miðgarðsormur
4. Sleipnir
5. Heima
6. Árás
7. Sorg
8. Upprisa
9. För
10. Draumur
11. Kvaðning
12. Hefnd
13. Dauði
14. Valhöll
15. Gleipnir
16. Narfi
17. South of Heaven
18. Raining Blood
19. Hel
DAY 3
Il terzo giorno di festival, complice l’assoluta assenza a livello mentale di buona parte del pubblico, ha proposto molto poco d’interessante durante il pomeriggio, per infiammarsi invece in serata, dove a dare l’addio (o l’arrivederci) ai tanti metallari presenti sono stati due nomi davvero importanti, scelti, dato il loro valore, per una chiusura col botto.
RED FANG
Alzi la mano e abbandoni questa stanza chi non conosce i Red Fang: almeno una volta nella vita ognuno di noi ha ascoltato una delle loro canzoni o guardato tra l’ilarità e la perplessità uno dei loro video musicali.
Complice il fatto che la data all’Eistnaflug era l’ultima del loro tour estivo lungo i quattro angoli d’Europa, i Red Fang danno il meglio di loro stessi, proponendo i loro brani più popolari come la storica Prehistoric Dog e dando vita ad uno dei migliori set dell’intero festival, complice anche un ottimo sound. Imperdibili.
Complice il fatto che la data all’Eistnaflug era l’ultima del loro tour estivo lungo i quattro angoli d’Europa, i Red Fang danno il meglio di loro stessi, proponendo i loro brani più popolari come la storica Prehistoric Dog e dando vita ad uno dei migliori set dell’intero festival, complice anche un ottimo sound. Imperdibili.
SÓLSTAFIR
A chiudere la rassegna, giungono i Sólstafir, band islandese tra le più conosciute anche in Italia. Un set atteso, che non delude le aspettative: durante l’ora a loro dedicata, i Sólstafir propongono una selezione dei brani migliori all’interno della propria lunga carriera, soffermandosi in particolare sui pezzi maggiormente atmosferici e meno impegnativi ritmicamente, quasi a voler chiudere il festival in maniera suadente, soffusa e lenta. Una scelta che ha pagato e che permette a questo evento di chiudersi in bellezza, regalando bei ricordi e grandi emozioni.
SETLIST SÓLSTAFIR:
1. Intro - Náttfari
2. Köld
3. Pale Rider
4. Þín Orð
5. Untitled New / Svartir Sandar
6. Djákninn
7. Fjara
8. Goddess of the Ages