13 November 2013

Intervista: Hamferð

Dopo aver già parlato su queste pagine degli Hamferð, all'interno dell'approfondimento sul metal made in Faroe Islands, è tempo di scambiare due chiacchiere con Jón Aldará e Theodor Kapnas, frontman e mastermind di questa realtà doom metal unica e molto originale. Quale miglior occasione per farlo, se non a pochi giorni dall'uscita dell'attesissimo (e già molto apprezzato) nuovo album, Evst?


Oggi abbiamo come ospiti Jón Aldará e Theodor Kapnas, rispettivamente frontman e chitarrista della band doom metal faroese Hamferð . Benvenuti su Metallized! Iniziamo quest'intervista parlando del vostro nuovo album, Evst, che sta per essere pubblicato in tutto il mondo dalla TUTL Records. Evst si focalizza su una storia di dolore e smarrimento, che si sviluppa per l'intera durata dell'album. È questo, ciò che volevate creare fin dall'inizio? Cosa vi ispirato? Lo definireste un concept album?

Jón: Certamente, lo definirei tale, visto che i testi narrano in maniera cronologica una storia, con un inizio ed una fine, e che la musica è stata creata con l'intenzione di trasmettere un senso di progressione all'interno di tutto l'album. Volevamo creare fin dall'inizio una storia isolata per quest'album, che tuttavia riuscisse a mantenere una connessione con l'EP Vilst er síðsta fet, perlomeno a livello di concept. L'intenzione è quella di mantenere un nostro mondo immaginario, dove le storie e i personaggi sono legati tra loro, che possa essere sviluppato senza tener conto delle mode o degli eventi reali e all'interno del quale possa essere creata una versione della cultura faroese più poetica ed emotiva. Quindi, chiaramente, siamo ispirati dalle Isole Fær Øer in generale: dalla natura, dal tempo, dalla storia, dalla società, dalla cultura e, in particolar modo, dai loro aspetti più crudi ed oscuri.

Come già accaduto con Vilst er síðsta fet, anche in Evst avete preso l'inusuale decisione di scrivere tutti i vostri testi nella vostra lingua madre, il faroese. Quali sono, secondo voi, i punti di forza di questa scelta? Come descrivereste i testi di Evst, a tutti coloro i quali non parlano la vostra lingua?

Jón I punti di forza sono molti, a partire dal fatto che la nostra lingua ci permette di attenerci il più possibile al nostro concept. Inoltre, è vero che un cantante ha un vantaggio emotivo, nel cantare nella propria lingua madre. Gli viene più naturale e gli permette di esprimersi più liberamente. Secondo me, il faroese è anche una lingua molto bella, che sa essere ostile e dura in certi casi, delicata e fragile in altri. I testi di Evst sono come una grande poesia, formata da diverse parti. Non sono solamente delle scarne descrizioni relative a ciò che accade nella storia, ma descrivono le esperienze del protagonista in maniera del tutto soggettiva, rivelando le sue imperfezioni, i suoi errori e le emozioni che egli prova in ogni situazione in cui si trova.

Evst può essere definito come una produzione faroese quasi al 100%. Oltre ai testi, anche la vostra casa discografica, l'artista che ha creato l'artwork e i musicisti ospiti del'album sono faroesi e l'intero processo di registrazione si è svolto alle Fær Øer. Ci spiegate i motivi di queste scelte peculiari?

Theodor È stato naturale. Abbiamo lavorato con la TUTL per diversi anni e io lavoro allo Studio Bloch, dove l'album è stato registrato. Per quanto riguarda i musicisti ospiti dell'album, sarebbe stato impossibile chiedere ad un artista straniero di ‘suonare faroese'. Come gruppo, siamo pesantemente ispirati da ciò che ci circonda e dall'atmosfera delle isole Fær Øer, quindi ci è parso naturale scegliere altri artisti che possano capire questi sentimenti. Inoltre, conosciamo personalmente gli artisti con cui lavoriamo, il che ci permette di avere più facilmente la loro collaborazione. E quando lavoriamo con persone come Eivør, gli ORKA e Jón Sonni Jensen, qui nelle isole Fær Øer, non abbiamo alcuna ragione di andare a cercare qualcun altro.

Parlando appunto degli altri musicisti che hanno collaborato con voi, come descrivereste l'esperienza di avere Eivør Pálsdóttir, una delle cantanti faroesi più popolari nel mondo, come ospite nella vostra traccia Sinnisloysi, nonché la possibilità di dividere il palco con lei?

Jón Eivør è una cara persona, davvero molto creativa, che pur lavorando sodo, mantiene sempre un approccio rilassato. È sempre un piacere incontrarla e lavorare con lei. Le sue parti in Sinnisloysi sono state fantastiche, è stata decisamente un'esperienza positiva. Dividere il palco con lei è stata la ciliegina sulla torta, vista la sua forte presenza scenica e la sua capacità di dar una luce nuova a tutto ciò in cui è coinvolta. Il fatto che sia una delle cantanti faroesi più popolari non ha giocato nessun ruolo. Entrambe le parti erano interessate fin dall'inizio a creare qualcosa insieme e il risultato è stata un'abbinata perfetta.

Nell'album avete anche incluso alcuni frammenti tra quelli registrati dalla band faroese ORKA per il loro progetto FØROYAR 5.2, permettendo ai vostri fans di ascoltare alcuni rumori provenienti dal sottosuolo faroese, rimanendo immersi in un'atmosfera doom. Come ne descrivereste il risultato?

Theodor Sono molto contento del risultato. Per tutti coloro che non lo conoscono, il progetto FØROYAR 5.2 degli ORKA è una combinazione di sismologia e suoni. La band ha installato alcuni sismografi in diverse parti delle Fær Øer e convertito i segnali sismici in suoni. Quindi si tratta letteralmente del suono del sottosuolo faroese. In seguito, hanno dato vita a questo progetto, utilizzando sia i rumori di fondo che i segnali sismici raccolti quando le montagne sono state colpite da esplosioni, lavorate con mazze e così via. Chi non lo conoscesse, gli dia un ascolto! Io ho partecipato alla prima di questo progetto e sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Al tempo avevamo già deciso il concept di Evst, compreso il fatto che il protagonista finisca gradualmente con l'impazzire, mentre si trova sulle montagne faroesi. E quale miglior modo per descrivere tutto questo, se non utilizzando i veri rimbombi delle nostre montagne? Gli ORKA sono stati molto gentili a concederci l'utilizzo di alcuni dei loro frammenti, e noi una sera ci siamo messi a modificare le parti che sono poi finite nell'album. Penso che il risultato sia ottimo e ne sono molto fiero.

Evst è stato pubblicato quasi tre anni dopo il vostro debutto Vilst er síðsta fet. Ritenete che la vostra musica, e la band, siano cambiate o maturate, nel frattempo?

Jón In un certo senso, sì. Non so se questo cambiamento può essere notato direttamente all'interno dell'album, visto che la scrittura di Evst è stata diversa da quella per Vilst er síðsta fet, fattore che rende automaticamente i due album differenti. Ma in termini di gusto, talento e fiducia in noi stessi, siamo tutti cresciuti – sia a livello collettivo che individuale – e ritengo che la nostra idea di Hamferð sia diventata più chiara. Stiamo imparando sempre di più circa ciò che vogliamo per la band e ciò su cui dobbiamo ancora lavorare, ma tutto ciò è in continuo aumento. 

Theodor Quando iniziammo a registrare Vilst er síðsta fet, non avevamo ancora suonato un vero e proprio concerto con gli Hamferð e Jón si era esibito con noi solo durante i primi show del 2008, quindi eravamo ancora una band nuova. Alcuni dei materiali utilizzati esistevano da tempo, altri erano completamente nuovi, quindi si trattò di un album molto variegato. Sono ancora fiero di quell'EP, specialmente considerando le circostanze, ma da allora abbiamo suonato molto tutti insieme e abbiamo fatto passi da gigante. Abbiamo speso molto più tempo su quest'album e sapevamo fin dall'inizio cosa volevamo. Poi ovviamente, anche registrare l'album in uno studio vero e proprio anziché nella mia camera da letto, ha aiutato. Personalmente ritengo che tutti questi fattori hanno fatto sì che Evst segni un grande miglioramento rispetto a Vilst er síðsta fet, su tutti i livelli, e ciò è piuttosto logico. Abbiamo già una lista di cose che vogliamo fare in maniera differente nel prossimo album, quindi auspico che continueremo a migliorare in futuro.

Avete lavorato molto per dar vita a questo full-length? Avete cambiato qualcosa in fase di registrazione, o tutto è andato come avevate pianificato?

Theodor Abbiamo lavorato molto, molto tempo su quest'album. Specialmente io, visto che ero coinvolto sia nel songwriting, che nella produzione e missaggio. I primi riff erano pronti due anni fa, ma il grosso del lavoro è stato scritto durante il 2012 e qualcosina nel 2013. Le registrazioni sono andate lisce come l'olio, perché tutto era stato programmato. Abbiamo però speso un intero weekend extra per i vocals e alcune delle sovraregistrazioni, e alcuni degli assoli sono stati completati nella fase finale del processo, ma questo è dovuto semplicemente al fatto che siamo dei perfezionisti! [ride]. Ma tutto è andato bene. A livello personale, il più grosso problema di tutto questo processo è stato il missaggio. Quando hai scritto e registrato un album, è facile perdere la prospettiva del sound dell'album, focalizzandosi invece su piccoli e futili dettagli. Ho iniziato il missaggio a giugno e mi sono bloccato, perché suonava malissimo. Gregory Tomao dei The Tomato Farm Studio di New York mi ha riamplificato le chitarre, in modo da avere un'opinione più fresca, mentre io mi sono preso una pausa dall'intero progetto di qualche settimana. Quando sono tornato a lavorarci, mi sentivo decisamente più fresco e l'ho concluso in breve.

Durante le vostre performance, non perdete mai il vostro stile lugubre, tetro ed elegante. Quali emozioni volete trasmettere al vostro pubblico?

Jón Sostanzialmente, cerchiamo di raccontare storie con un forte contenuto emotivo. Chiaramente, non è necessario sapere precisamente di che cosa cantiamo, per apprezzare la nostra performance, visto che cerchiamo di scrivere i nostri pezzi in base a che tipo di storia o aspetto di una storia vogliamo trasmettere. Le emozioni che esprimiamo sul palco sono tipicamente quelle di dolore, perdita, disperazione, smarrimento e similari, ma ciò che desideriamo per il pubblico è di considerare questa espressione come una sorta di liberazione psicologica, con cui ci auguriamo esso possa identificarsi. Se il pubblico lascia il locale sentendosi sollevato e soddisfatto, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo.

Gli Hamferð stanno per iniziare il proprio tour attraverso l'Europa centrale, promuovendo la propria musica attraverso parecchi diversi stati. Cosa vi aspettate da questa esperienza?

Theodor A essere onesto, non so cosa aspettarmi. Ma non vedo l'ora! Stiamo avendo una buona promozione, siamo stati recensiti da alcuni tra le più grandi testate giornalistiche metal tedesche e spero che tutto ciò possa fare la differenza. Suonare al di fuori delle isole Fær Øer è sempre un'esperienza diversa, molte persone non hanno mai sentito parlare degli Hamferð, quindi è certamente una sfida. Ma crediamo molto in quello che stiamo facendo e abbiamo una buona organizzazione, quindi mi sento cautamente ottimista. Vedremo che succederà!

Come sta andando il lavoro con la vostra label faroese TUTL Records, specialmente dopo aver detto di no ad un contratto internazionale [La band, dopo aver vinto le finali internazionali della Wacken Metal Battle, ha detto di no ad un contratto internazionale con la Nuclear Blast, per alcune pesanti divergenze, NdR]? Siete riusciti a continuare a lavorare senza influenze esterne?

Theodor Ci sentiamo privilegiati a lavorare con una label come la TUTL Records. Ci hanno supportato fin dall'inizio e ci hanno permesso di scrivere e pubblicare musica nonostante nessuno ci avesse mai sentiti prima. Siamo stati fortunati, visto che, mentre la nostra band cresceva, anche le capacità della TUTL hanno fatto altrettanto. Ciò significa che siamo in grado di pubblicare un album a livello internazionale, con una promozione adatta, un release tour e così via, pur rimanendo sotto contratto con loro. Sono stati estremamente d'aiuto durante questi anni e ci hanno spronato a fare sempre il nostro meglio.

Quali band hanno ispirato gli Hamferð , a partire dalla loro formazione?

Jón Immagino che John [l'altro chitarrista, NdR] sia la persona migliore per rispondere a questa domanda, visto che è stato lui a fondare la band e a comporrei i primi materiali. Per quanto mi possa ricordare, è stato ispirato da band come i My Dying Bride e Katatonia, per esempio. Per quanto riguarda gli altri, ogni membro ha gusti musicali molto diversi. Io, per esempio, non ho mai ascoltato molto doom metal e tutt'ora lo faccio solo saltuariamente, quindi le mie ispirazioni vengono da tutto e niente. Non saprei se ho una particolare influenza, quando canto per gli Hamferð, quindi mi è difficile menzionare qualche gruppo in particolare. Dovendolo fare per forza, direi Maiden, ELO, Bal-Sagoth, Nevermore, Moonsorrow e Rotting Christ.

Theodor Come ha detto Jón, abbiamo tutti diversi gusti musicali. Non penso ci sia una particolare band o genere musicale che mi ispira quando scrivo nuovi materiali per gli Hamferð al giorno d'oggi. Se dovessi sceglierne uno per quest'ultimo anno, direi la Sesta Sinfonia di Čajkovskij (più doom di molte band doom metal) o qualcosa del genere. In passato sono stato molto ispirato dagli Swallow The Sun. Ma lentamente stiamo giungendo ad un punto nel quale abbiamo una visione chiara di come vogliamo che gli Hamferð suonino, senza alcuna influenza diretta dall'esterno.

La nostra intervista si chiude qui. Vi ringrazio entrambi per il tempo che ci avete dedicato. Vorreste aggiungere qualcosa per i nostri lettori italiani?

Jón Grazie mille a te! Non ce l'abbiamo fatta a tornare in Italia nel 2013, ma speriamo davvero di farlo nel 2014. Ma non vi farà male comprare il nostro album, casomai dovessimo tornare all'improvviso e vogliate cantare insieme a noi!





Foto nell'articolo a cura di: Bjartur Vest PhotographyEija Mäkivuoti Photography