15 March 2014

Live report: Wacken Metal Battle Føroyar 2014


Ultima edizione a chiudere un ciclo, visto la pausa che l’evento si prenderà il prossimo anno, la Wacken Metal Battle Føroyar 2014 si è svolta, come da consuetudine, al vecchio teatro della capitale Tórshavn, il Sjónleikarahúsið

Come da consuetudine, infatti, la competizione è stata aperta dal meet&greet tra i rappresentanti dei gruppi, la stampa e la giuria, quest’anno formata da Kári Streymoy, ex batterista dei Týr, dal tedesco Jörg Düsedau, dell’agenzia di promozione Dragon Productions, da Kasper Molin, già responsabile dell’agenzia danese di promozione e organizzazione concerti Livescenen ed organizzatore di lunga data della Wacken Metal Battle danese e da Jan Roger Pettersen, suo omologo norvegese. I giudici, tutti nella scena metal da molti anni e con grande esperienza alle spalle, hanno saputo dare utili consigli alle band in corsa per un posto alle finali di Wacken, ricordando saggiamente soprattutto come quella della Wacken Metal Battle Føroyar non sia altro che un’ottima occasione per divertirsi e fare networking, senza necessariamente lottare con i pugni e con i denti contro le altre band in competizione. 

In serata, nonostante il tempo andasse peggiorando, la gente ha cominciato a riempire il teatro e alle 20 in punto Ragnar Jacobsen, conduttore di una nota trasmissione radiofonica faroese e da sempre presentatore dell’evento, ha finalmente il via ufficiale alla gara…

CETICIDE



Ad aprire le danze sono i Ceticide, gruppo death metal di recentissima fondazione. Ma, in questo caso, la band sa come non prendersi sul serio, visto che la loro musica ruota ironicamente tutta intorno al concept di cetacidio, ovvero quella tanto famosa “sanguinosa mattanza di balene” che i media da sempre attribuiscono alla popolazione di quest’area. Chiunque abbia un po’ di sale in zucca e dieci minuti da spendere per una ricerca intelligente al riguardo, sa che la realtà è un’altra ed e proprio a queste persone che si rivolgono i Ceticide, fin dall’ironica intro d’apertura, divisa tra versi di balene e svolte più brutali, come la citazione “Io sono il diavolo… e sono qui per fare il lavoro del diavolo” estrapolata da La casa del diavolo di Rob Zombie. Se dal punto di vista dei contenuti, tutti i testi ruotano intorno alla tematica marina (anche se mancano riferimenti grafici sul palco, illuminazione color sangue a parte), dal punto di vista strumentale il combo convince appieno i presenti, con un death dai tratti brutal azzeccato e pungente, con qualche passaggio più vicino ai Lamb of God. Non c’è da stupirsi visto che, dietro ai curiosi nickname si celano quattro musicisti d’esperienza nella scena metal faroese. Unica pecca, la freddezza con il pubblico, visto che i venti minuti di concerto sono stati nella quasi totalità occupati dalla musica. Ma, d’altronde, questo è stato per i Ceticide il primo concerto in assoluto, quindi molto ci si può ancora aspettare. Con un EP in uscita a breve, rimangono una band da non sottovalutare.

SETLIST CETICIDE

1. Rite of Passage
2. Dead Shores
3. Dying Whales
4. Ocean Graveyard
5. The Endling

REDUCED TO ASH



Tempo 15 minuti per il cambio set e ritroviamo nuovamente Eyðun Hvannastein sul palco, questa volta a capitanare i Reduced to Ash. Band già presente nella passata edizione della competizione -all’epoca esordiente-, dopo la pubblicazione di un interessante EP verso la fine dello scorso anno, si ripresenta on stage mantenendo quasi inalterato il proprio buon livello musicale: le cinque tracce proposte ruotano infatti intorno ad un lineare stile death metal melodico e sanno coinvolgere il pubblico, pur lungi dal riscrivere o aggiungere qualcosa di determinatamente innovativo alla storia del genere in questione. Pecca, anche quest’anno, rimane la limitata presenza scenica, un peccato visto il tipo di metal proposto da una band come i Reduced to Ash, che ha tuttavia ancora ampie possibilità di migliorarsi.

SETLIST REDUCED TO ASH

1. In The Serpent's Lair
2. Chain The Soul
3. Blindfolded We Are
4. Growth
5. Mind

EARTH DIVIDE


In corsa per un posto alle finali della Battle al Wacken Open Air per il terzo anno consecutivo, si ripresentano sul palco anche nel 2014 gli Earth Divide. Il rodato quintetto, fautore di quella che con una certa facilità si può definire la più trascinante e meglio riuscita performance della serata, dimostra di aver trovato il proprio equilibrio, migliorando decisamente sotto tutti gli aspetti, e di avere raggiunto la quasi completa maturità necessaria per dire la propria anche al di fuori dei meri confini nazionali. Trascinato dall’energetico frontman Jóhan Fríðrikur Sanderson, il gruppo spazia all’interno della propria limitata discografia (chiaramente, trattandosi di una realtà con un solo EP alle spalle), scegliendo tuttavia con grande attenzione i brani, dando vita ad un set ricco di contenuti ben presentati, e riuscendo a portare sul palco tutto il proprio meglio, dalle tracce di djent più classicamente meshugghiano a passaggi più lenti, quasi da ballata. Il pubblico (e, nascosta nel proprio angolo, la giuria) sembra decisamente apprezzare.

SETLIST EARTH DIVIDE

1. Godless
2. Claustrophobia
3. The Seed
4. Primal

ASYLLEX


Un’altra band che aveva già saputo convincere nella scorsa edizione della Wacken Metal Battle Føroyar sono gli Asyllex, band estremamente giovane ma dal grande potenziale, che sta gradualmente sempre più trovando la propria strada. Dopo aver cambiato cantante e aver snellito una line up decisamente troppo numerosa, I quattro di Suðuroy mettono in piedi un set entusiasmante, con un thrash metal di tipo old school ancora un po’ troppo legato ai grandi della Bay Area, ma che comunque dimostra ampi margini di miglioramento. Il nuovo frontman, Hans Hammer, riesce a dare un ottima prova di sé, con vocals alla Kreator e puntuale presenza scenica, che non sfuma nemmeno di fronte ad un problema tecnico al microfono. Una band che non avrà rivoluzionato il thrash metal, ma che ha davvero tutte le carte in regola per poter sempre meglio nel futuro.

SETLIST ASYLLEX

1. Destroyer
2. Fading
3. Diabolic Arrival
4. Can't Trust Anyone
5. Conspiracy

IRON LUNGS


Gli Iron Lungs sono l’altra complete novità della Battle, o almeno in parte. I cinque membri che li compongono infatti, hanno già partecipato alla competizione, sotto i vessilli di altri gruppi, negli scorsi anni, dando vita questa volta ad una nuova realtà che, se pur molto più convincente dei passati tentativi, manca ancora di una certa stabilità di line-up e chiarezza di idee. Già durante il meet&greet, infatti, alla classica domanda sul genere, il rappresentante della band aveva saputo rispondere solo con un vago “Ci ispiriamo agli Hamferð, ma non suoniamo così lentamente, vogliamo creare qualcosa a cui si possa fare headbanging”. Tutto e nulla. Dal vivo, gli Iron Lungs portano sul palco un progressive metal dalle ritmiche medio-lente, incattivite dai vocals di un Fríði Djurhuus che sembra essersi migliorato rispetto alle performance dell’anno passato. Tuttavia, quello che manca ancora a questa band, che chiaramente è ancora ai primissimi esordi, è la fluidità, visto che, ad un primo ascolto, sussistono ancora parti di brano slegate le une dalle altre, che si fanno dunque più apprezzare nella loro specifica singolarità, che analizzate collettivamente.

SETLIST IRON LUNGS

1. Shatter The Stratosphere
2. A Scream From The Spectral Universe
3. Andromedan
4. Hunt Of The Tetramorph

JÜRGHINN



A concludere la serata, seppur non prendendo parte alla competizione, ci pensano gli Jürghinn, combo hard rock/heavy metal con un album alle spalle, intitolato The Proof Is Evidence. Tuttavia, vista l’occasione speciale, la band decide di cimentarsi in uno show speciale, compost di sole cover di brani celebri dell’area heavy, che infiammano la ricca platea presente. Così, tra un All My Friends Are Dead dei Turbonegro, un Breaking the Law con tanto di ammiccante presenza femminile sul palco ed un energetico Seek and Destroy arricchito da extra backing vocals, gli Jürghinn, capitanati da un abile e affabile John Áki Egholm, fanno trascorrere tre piacevoli e fluenti quarti d’ora (anche se la durata del set era inizialmente prevista di un’ora), che mantengono decisamente in alto l’entusiasmo e l’attenzione dei tanti presenti, ormai solamente in attesa della proclamazione del vincitore di questa competizione.

Quasi alla mezzanotte e mezza, come da copione, si radunano sul palco tutte le band, i giudici e gli organizzatori. Il primo a prendere la parola è Teitur Fossaberg che ringrazia i presenti per la riuscita dell’evento, lasciando poi spazio ai giudici, che si passano tra loro il testimone commentando la competizione e il valore delle band presenti, che ai loro occhi appare mantenersi su un buon livello. Ultimo giudice ad intervenire è, chiaramente, Kári Streymoy, a cui è affidato il compito di annunciare il vincitore. Non a sorpresa, a vincere sono gli Earth Divide che si contenderanno, con i tanti altri vincitori delle Metal Battle di tutto il mondo, la vittoria finale al Wacken Open Air il prossimo agosto. Alla band, organizzatori e tutti coloro che hanno preso parte all’evento, non resta che festeggiare…



Foto nell'articolo a cura di Eija Mäkivuoti Photography