30 October 2012

Heidenfest 2012: live report

Ancora Heidenfest. Ancora Bologna. Ancora pienon…no. In un Estragon chiuso per un quarto, i metalheads non fanno fatica ad entrare, non c’è fila, semplicemente non c’è tanto pubblico quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Sarà la crisi, sarà la data infrasettimanale, sarà il prezzo del biglietto.. ma probabilmente, a metterci del suo, è anche un billing poco attraente, con 5 gruppi al posto dei sei dell’anno scorso, di cui ben quattro band viste e riviste sul territorio italico, con esibizioni che risalgono solo a pochi mesi fa. A trainare le vendite avrebbe dovuto essere l’esibizione dei Wintersun, ma una sola oretta di finnici per molti non è valsa la spesa. Ad ogni modo, per chi c’era e chi no, ecco quanto andato in onda per la serie Heidenfest, episodio 2012.


Dopo la figura più o meno barbina del Metalcamp ’12, i Krampus tornano nuovamente a calcare un palco internazionale, così come loro spetta dopo aver vinto un concorso indetto dalla Live the Nation. La mezzora dedicata a questa interessante realtà emergente italiana passa in fretta, ben coadiuvata da un pubblico rumoroso e relativamente numeroso, per essere le sei del pomeriggio. Il combo, intento a promuovere il proprio primo e più recente album Survival Of The Fittest, riesce a convincere certamente di più rispetto a quanto dimostrato in quel di Tolmin ma, se si fa la sola eccezione di Matteo Sisti, la band risulta meno coinvolgente di quanto si potesse aspettare. L'umiltà e la semplicità rimangono i leitmotiv di questo combo che, tuttavia, potrebbe certamente osare di più.

Setlist
1. Beast Within
2. Rebirth
3. Kronos' Heritage
4. Redemption
5. The Bride
6. The Season Of Revenge


Trollfest: chi non muore si rivede! Ad un anno dalla scorsa edizione dell’Heidenfest, alla stessa posizione nel running order, ritroviamo l’allegro combo dei 7 norvegesi, che esordiscono in una delle loro classiche mise sbarazzine, questa volta dedicata all’ape, simbolo del nuovo album, Brumlebassen. Rinnovati nella formazione, con due session al basso e alla chitarra (rispettivamente, Øyvind Strönen Johannesen e Meister Müller), gli scandinavi non fanno una piega e riescono a convincere e divertire con brani brevi e folkeggianti come il nuovo singolo TrinkenTroll o lo storico Der Jegermeister, ma anche a dare ottima prova delle proprie capacità strumentali in tracce come Rundt Bålet, anche con l'ausilio del violinista dei KorpiklaaniTuomas Rounakari. Peccato che, prima con il growl, poi con le backing vocals in clean, i tecnici del suono non abbiano fatto un lavoro all’altezza dell’Estragon, impoverendo più di un passaggio cruciale dei simpatici sette di Oslo, che chiudono, accompagnati dai Krampus, con la storica Helvetes Hunden Garm.

Setlist:
1. Den Apne Sjo
2. Brumlebassen
3. Brakebein
4. Illsint
5. Trinkentroll
6. Karve
7. Der Jegermeister
8. Rundt Bålet 
9. Helvetes Hunden Garm


Altra vecchia conoscenza dell’Heidenfest sono i Varg che, in fase di promozione della loro release Guten Tag, sembrano ripetere l’esibizione del 2011, con una grande aggressività musicale che fa a pugni con una quasi totale immobilità del combo sul palco, nonostante a muoversi potrebbero essere al massimo in tre. Il momento migliore dell’esibizione dei teutonici rimane tuttavia quello dei singoli, quelle fiere ed aggressive cavalcate come Schwertzeit e Blutaarche sono diventate ormai il biglietto da visita di questo quartetto. Ancora una volta, però, il pubblico italiano dà prova di non sapere cogliere la sottile differenza che passa tra sentirsi chiedere un circle pit e iniziare a moshare, o che un wall of death non si inizia al primo riff di chitarra, ma sarebbe indicato attendere oltre. L’espressione facciale di Freki al riguardo è stata quanto mai emblematica, ma il frontman di Coburg decide si soprassedere e chiudere l’esibizione dei teutonici con un guest, Jonne dei Korpiklaani, che interviene come backing vocals in clean e scream in A Thousand Eyes.

Setlist:
1. Guten Tag
2. Schwertzeit
3. Angriff
4. Horizont
5. Wir Sind Die Wölfe
6. Was Nicht Darf
7. Blutaar
8. A Thousand Eyes
9. Rotkäppchen
10. Viel Feind Viel Ehr




Korpiklaani a due facce: questo il responso dopo l’ora tonda di live bolognese dei folkers finlandesi. Una, forse la più sorprendente, quella che lo storico sestetto ha cominciato ad indossare dopo l’uscita della sua più recente fatica, Manala, ma soprattutto dopo l’entrata in formazione del nuovo violinista (e affermato etnomusicologo) Tuomas Rounakari, che ha permesso alla band di sbarazzarsi di parte di quell’anima festaiola e alcolizzata che facilmente gli aveva permesso di pubblicare la media di una release l’anno, senza apparentemente dare molto interesse ai contenuti e al livello qualitativo messo in campo. I Korpiklaani sono infatti tornati alle origini (vi dice qualcosa Pellonpekko?), suonando sul palco un lungo set epurato da tutti i singoli folleggianti (eccezion fatta per Juodaan Viinaa), formato in gran parte da canzoni in finlandese, prevalentemente scelte proprio dall'ultimo nato Manala, e da interessanti stacchi strumentali in cui Rounakari dà ottima prova della sua formazione sulla musica folk ugro-finnica. L’altro lato, quello negativo, ha un solo nome: Jonne Järvelä. Il frontman dei finnici, abbandonata la chitarra, sembra infatti non averne più, costretto da una parte a ben 3 pause (che, in 60 minuti, sono qualcosa di notevolmente preoccupante) e, dall’altra, ad interpretare le canzoni con poco entusiasmo e con una voce più roca e impalpabile del solito, finendo a cantare realmente a caso il testo di Ievan Polkka, visto che, con tutta probabilità, non prevedeva che qualcuno si fosse preso la briga di saperne le parole (o che ci fosse una finnista in sala, forse?). Il giudizio sul ‘selvaggio clan’ rimane sospeso, in attesa di vedere quale delle due anime al momento compresenti avrà la meglio sul destino di questa affermata band.  

Setlist 
1. Tuonelan Tuvilla
2. Journey Man
3. Ruumiinmultaa
4. Juodaan Viinaa
5. Metsämies
6. Kipumylly
7. Ievan Polkka
8. Metsälle
9. Sumussa Hämärän Aamun
10. Vaarinpolkka
11. Lonkkaluut
12. Rauta
13. Viima
14. Pellonpekko




Ed ecco, finalmente, il turno di Jari Mäenpää e soci, senza dubbio l’act più bramato dell’intera serata, vista anche l’ampia fetta di pubblico che ha atteso fuori dalla venue, ignorando i gruppi precedenti, nella sola attesa del quartetto finlandese. La tensione si taglia con il coltello: dopo quasi un decennio di annunci, cancellazioni ed imprevisti e ad un solo giorno dall’uscita ufficiale di Time I in Italia, molti dei fans storici temono un concerto non all’altezza, che vada a frantumare le tante speranze riposte in questi ultimi anni. A Mr. Mäenpää basta però solamente iniziare a cantare sulle note di Sons of Winter and Stars per far capire a tutti che ne è valsa la pena, che i Wintersun ci sono ancora e che difficilmente qualcosa riuscirà a fermarli. Ma, effettivamente qualcosa in quel di Bologna riesce a limitarli: la lunghezza del set. È infatti una vera e propria Battle Against Time quella che il combo di Helsinki è costretta a combattere, a suon di ritmiche velocizzate e pezzi accorciati: d’altronde, dare solamente 70 minuti ad degli headliner le cui canzoni difficilmente scendono sotto i 10, era sembrato a tutti un pesante errore fin dagli inizi. Per fortuna, almeno per questa esibizione, i tormenti tecnici sembrano dare una tregua, rendendo l’intera scaletta pienamente godibile. Certo, il fatto che orchestrazioni e tastiera fossero registrate, ha reso l’esecuzione meno profonda di quanto non lo sia su cd, ma guardare queste quattro brillanti menti chiudere il festival con la cavalcata Starchild, tra le ovazioni del pubblico, fa pensare che, dopo tutto, c’è chi per i miracoli musicali si è veramente attrezzato.

Setlist
1. Sons Of Winter And Stars

2. Land Of Snow And Sorrow
3. Battle Against Time
4. Death And The Healing
5. Darkness And Frost
6. Time
7. Beyond The Dark Sun
8. Starchild

1 comment:

  1. mi è piaciuto molto di più questo che quello del tuo collega,che probabilmente non si è fatto gli scorsi heiden. complimenti,brillante

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