09 August 2013

Metaldays 2013: a reportage by Emma Costi


Come da tradizione, anche nel 2013 non è mancato l'attesissimo appuntamento con il festival sloveno per eccellenza, il Metaldays. Nonostante il cambio di nome e lo svolgimento anticipato a fine luglio, questo ricco evento ha soddisfatto le aspettative dei moltissimi presenti, che hanno affollato i numerosi concerti in programma.
A raccontarci delle esibizioni più salienti svoltesi in quel dell'idillica Soca è per noi, anche quest'anno, Emma Costi.



BLAAKYUM 

I Blaakyum sono una delle band emergenti più particolari esibitesi sul main stage durante la prima giornata dei Metaldays.

Il gruppo, che si definisce la più vecchia band heavy metal libanese in circolazione, si è infatti fatta ricordare non solo per l'interessante concerto, in cui questi ragazzi, attivi dal 1995, hanno davvero dato il meglio di loro stessi, ma anche per la grande opera di volantinaggio posta in essere prima del proprio show. Nei flyer distribuiti, infatti, la band sottolineava l'importanza, per questo combo, di essere riusciti comunque ad arrivare in Slovenia, nonostante le grandi difficoltà negli spostamenti da quell'area del Medio Oriente, a causa delle continue crisi legate al conflitto che sta lentamente distruggendo la vicina Siria. 



IN FLAMES


A infiammare la serata del lunedì e a concludere una prima giornata tutt'altro che sottotono, ci pensano gli attesissimi In Flames. Nell'abbondante ora e mezza di esibizione, i masters del melodic death made in Sweden sanno infiammare e convincere il foltissimo pubblico accorso ai piedi del main stage. Tecnicamente impeccabili, gli scandinavi non peccano nemmeno nella presentazione on stage, grazie all'entusiasmo e l'energia del proprio storico frontman Anders Fridén, in grado di coinvolgere i fans anche durante le pause. Davvero dei professionisti.

ARKONA


Nuovo giorno, vecchia conoscenza. Ad esibirsi il martedì sono infatti gli Arkona, gruppo oramai molto conosciuto dal pubblico italiano e non solo. La loro notorietà si traduce in un ampio pubblico che li attende trepidante sotto il palco. L'esibizione, che ha approssimativamente seguito le linee e le tracce proposte durante il Fosh Fest del 2012, pur non essendo brillantissima, sopratutto a livello vocale, ha saputo coinvolgere quasi tutti i presenti, grazie ai brani d'ispirazione russa dai ritmi trascinanti, come da tradizione.

ALESTORM


Altra vecchia conoscenza del pubblico italiano sono gli Alestorm che, anche in quel di Soca, non hanno fatto mancare la loro dose di pazzia, ironia e stranezze varie. Infatti, nonostante il genere proposto non sia né eccessivamente ripetitivo, né particolarmente innovativo, su questa band, oramai diventata icona del pirate metal europeo, non si possono che spendere belle parole, sopratutto quando si considera il loro innato talento nel trasmettere entusiasmo ad un pubblico che, come sempre, non si è affatto fatto pregare nel supportarli con grande energia.

MAYHEM


C'erano una volta i Mayhem. C'erano, hanno fatto la storia, hanno scritto una pagina del black metal, ma non la riscriveranno mai più. A vedere dal vivo questa brutta e scialba copia di quelli che un tempo furono i Mayhem, sopratutto per quanto riguarda l'attitudine e l'entusiasmo sul palco, viene da chiedersi il perché continuino ad esibirsi, a tirare avanti fino al collasso una creatura che non vive né funziona più. Prevedibilmente bocciati da pubblico e critica.

SONATA ARCTICA



Inarrestabili e sempre on the road, i finlandesi Sonata Arctica invadono il festival con la loro carica ed energia. Nonostante qualche problema e qualche errore, che certamente non farà ricordare questo show come uno dei migliori del combo di Oulu, l'esibizione, premiata da un'audience davvero molto ricca, si è incentrata sopratutto su brani tratti dal più recente Stones Grow Her Name, pur senza tralasciare quei brani 'storici', appartenenti a release più datate, tanto amati dal pubblico.

FROM THE DEPTH


Gli italici From the Depth tornano ai Metaldays dopo la buona esibizione dell'anno scorso svoltasi sul second stage. In un anno la band appare migliorata e maturata, ma il genere offerto, a cavallo tra power, melodie e passaggi sinfonici, si mantiene molto elitario e di non facile fruizione, fattore che, nonostante le capacità tecniche del gruppo si mantengano su un livello alto, allontana dal palco parte del pubblico del festival.


VALLORCH


Giunti -e non immeritatamente- fino al second stage di questo festival grazie ad un contest per band emergenti svoltosi la scorsa estate, i veneti Vallorch dimostrano non solo il loro talento musicale in live, ma sopratutto la loro grande capacità di mantenere un forte legame con il proprio pubblico, ricco ed energico durante l'intera esibizione dell'italica band e caloroso anche al termine del set. 

ENSLAVED



In alcuni festival, un palco dal nome poco invitante come 'second stage' ha un unico significato: vi si esibiscono gruppi meno importanti, con meno pubblico e spesso meno capaci. Non è questo il caso dei Metaldays. Non è il caso degli Enslaved. La band, al debutto in Slovenia, è infatti capace di dar vita ad un'esibizione ricca ed interessante, in parte incentrata su brani tratti da RIITIIR, ma capace di deliziare i fans più accaniti con perle scelte all'interno dei diversi album finora pubblicati dai norvegesi, creando una setlist capace di tornare indietro fino al 1993, con la freschezza e la maturità di vent'anni dopo. 

ICED EARTH


Headliner del main stage il giovedì, gli Iced Earth fanno furori e mandano in visibilio un ricco pubblico che, al termine del set, li 'costringe' anche ad un secondo encore (My Own Savior) dopo il primo in programma (che ha incluso Boiling Point, Watching Over Me Iced Earth). La band, tecnicamente pressoché impeccabile, scalda l'atmosfera di Soca con i propri brani migliori e trasmette tutta la propria energia durante l'intera durata di un set trascinante, che difficilmente i fans presenti riusciranno a dimenticare.

WINTERSUN


Il venerdì ai Metaldays per molti ha, non ha caso, un solo nome: Wintersun. La band finlandese, finalmente pronta a poter portare sul palco il tanto atteso Time I, si concentra sopratutto sui brani dell'ormai storico Wintersun, dando entusiastica prova delle proprie notevoli capacità tecniche anche in live. Tuttavia, ad uno slot già risicato se si considera la lunghezza media delle loro tracce, si aggiunge anche un po' di sfortuna, che obbliga il combo nordico ad accorciare il proprio show a causa della mancanza di elettricità, che funesta non solo i palchi ma l'intera location del festival. Un peccato.

KING DIAMOND


Ormai lo si sa: King Diamond è oramai più sinonimo di spettacolo, che di concerti di qualità. Parla chiaro la sua discografia, senza un ricambio dal lontano 2007, e parlano chiaro anche le sue esibizioni. Infatti, anche se la grande scenografia (probabilmente la più complessa, tra quelle montate sui palchi dei Metaldays 2013) lascia il segno, così come la carismatica figura di King è capace di attrarre moltissimo pubblico, non è affatto memorabile lo show musicale in sé, tanto da ridursi spesso a passaggi chiaramente registrati. Una performance per soli fans.

CANDLEMASS




Attesa e degna chiusura di un festival che ha saputo accontentare tutti, salgono per ultimi sul palco i Candlemass. Il combo svedese dimostra grande professionalità e talento, nel far calare una profonda e pesante atmosfera doom su Soca, suonando dal vivo una decina di brani, equamente scelti all'interno della loro ricca discografia, da Epicus Doomicus Metallicus al più recente Psalms for the Dead Senza dubbio uno dei migliori set dell'intero evento.

Tutte le foto di questo report sono a cura di Emma Costi
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